venerdì 15 gennaio 2010

Papa Benedetto XVI sarà ricordato dalla storia anche come il Papa che ha visitato più sinagoghe (Osservatore Romano)


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Domenica 17 gennaio la visita di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma

La comune testimonianza del Dio unico

di Norbert Hofmann
Segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Nel pomeriggio di domenica 17 gennaio, Papa Benedetto XVI visiterà la comunità ebraica di Roma e in questo contesto il Tempio Maggiore, che si trova sul lungotevere, nelle immediate vicinanze del Vaticano. Per il Santo Padre si tratta dunque di un breve tragitto, dal centro della Chiesa cattolica universale al luogo sacro dell'ebraismo a Roma. Cristianesimo ed ebraismo in questa città vivono da sempre fianco a fianco.
Hanno una lunga storia comune, fatta di momenti diversi: sia periodi di pacifica fratellanza che periodi di tensione. Sin dal tempo dei Maccabei nel ii secolo prima dell'era cristiana, v'è la testimonianza di una comunità ebraica a Roma, riconducibile direttamente all'ebraismo del secondo tempio di Gerusalemme. L'odierna comunità ebraica può dunque essere fiera della sua venerabile storia e della sua tradizione religiosa preservata nel corso dei secoli.
Papa Benedetto XVI non è il primo Pontefice a visitare il Tempio Maggiore di Roma: il primo a farlo è stato il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, il 13 aprile 1986.
Da Nostra aetate (n. 4) del concilio Vaticano II del 1965, che ha gettato le basi di un dialogo sistematico tra ebrei e cattolici da un punto di vista teologico e pratico, le relazioni tra le due comunità si sono man mano intensificate. Sebbene siano state soggette ad alti e bassi, esse sono oggi molto più resistenti che nel passato. Lo dimostra, per esempio, il "caso Williamson", che, a partire dal 24 gennaio 2009, ha messo alla prova i rapporti. Nel giro di alcune settimane, grazie agli sforzi compiuti da parte sia ebraica che cattolica, è stato possibile appianare la situazione.
Il 12 febbraio 2009 il Papa ha ricevuto una delegazione composta dai presidenti delle principali organizzazioni ebraiche statunitensi. In tale occasione, egli ha ribadito con forza che il negazionismo e l'antisemitismo non hanno posto nella Chiesa cattolica; ha espresso la sua solidarietà al popolo ebraico e si è detto intenzionato a fare il possibile per promuovere le relazioni con l'ebraismo.
Al tempo stesso, il Papa annunciava ufficialmente il suo viaggio in Terra Santa, dall'8 al 15 maggio 2009.
Uno degli scopi di tale pellegrinaggio è stato chiaramente quello di fornire un nuovo impulso al dialogo interreligioso tra le tre religioni monoteistiche. È stato alquanto significativo che, durante la sua permanenza in Israele, il Papa abbia visitato il memoriale di Yad-Wa-Shem per pregare per i sei milioni di ebrei, vittime innocenti della Shoah, e ricordare i loro nomi, "incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente".
Il Santo Padre si è recato anche al Muro del Pianto, dove s'è fermato in silenziosa meditazione e ha riposto la sua preghiera in una fessura tra le pietre, come aveva fatto anche Papa Giovanni Paolo ii nel marzo del 2000. Il Santo Padre, inoltre, ha incontrato nel Centro Hechal Shlomo i due rabbini capo del Gran Rabbinato di Gerusalemme, Jonah Metzger e Shlomo Amar, come pure altri importanti rappresentanti dell'ebraismo israeliano e internazionale. Il viaggio del Pontefice in quanto tale, i numerosi incontri con i partners ebrei di dialogo della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo della Santa Sede e le parole pronunciate esplicitamente dal Papa sull'irreversibilità degli sforzi compiuti finora per la promozione del dialogo hanno sicuramente contribuito a rafforzare le relazioni tra le nostre comunità.
Ricordiamo per inciso che Papa Benedetto XVI ha già visitato due altre sinagoghe: il 19 agosto 2005 a Colonia, durante la Giornata mondiale della gioventù, e il 18 aprile 2008 a New York, in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti. Papa Benedetto XVI sarà dunque ricordato dalla storia anche come il Papa che ha visitato più sinagoghe. Egli ha dimostrato ripetutamente d'avere a cuore le relazioni tra ebrei e cattolici e soprattutto, come Papa tedesco, l'aspetto della riconciliazione, come ha sottolineato chiaramente nel discorso pronunciato il 28 maggio 2006 durante la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Il fatto che Papa Benedetto XVI abbia scelto il 17 gennaio 2010 per incontrare la comunità ebraica di Roma è particolarmente simbolico. La Conferenza episcopale italiana festeggia dal 1990 una Giornata dell'ebraismo, che evidenzia l'unicità delle relazioni tra ebrei e cristiani, mette in risalto le radici ebraiche del cristianesimo e intende rafforzare i rapporti odierni tra ebraismo e Chiesa cattolica anche tramite azioni comuni. Questa Giornata è festeggiata il 17 gennaio, ovvero un giorno prima dell'inizio della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio). In questo contesto, ricordiamo che il 2010 segna un piccolo giubileo: i vent'anni della Giornata dell'ebraismo nella Chiesa italiana. Anche altri Paesi hanno introdotto una simile iniziativa: l'Austria, la Polonia e i Paesi Bassi.
La decisione del Santo Padre d'effettuare quest'anno la visita alla Sinagoga di Roma, in occasione del ventesimo anniversario dell'introduzione della Giornata dell'ebraismo, dimostra chiaramente il desiderio di riconciliazione del Pontefice e il coraggio, donatogli da Dio, di ricominciare e andare oltre ogni possibile tensione. Il Papa va incontro agli ebrei, esprimendo la sua solidarietà al popolo che Dio ha scelto affinché sia luce per tutti i popoli.
Tutti questi incontri s'iscrivono nel contesto dei dialoghi sia internazionali che con il Gran Rabbinato d'Israele, dialoghi che hanno portato nel frattempo molti buoni frutti. Malgrado le differenze che rimarranno, abbiamo più profondamente riscoperto la nostra eredità comune e siamo fermamente decisi a dare insieme testimonianza del Dio unico e dei suoi comandamenti, fondamentali per la società e la civiltà odierna.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)

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