venerdì 15 gennaio 2010
La direttrice del Museo Ebraico di Roma: la visita di Benedetto XVI in Sinagoga, tappa importante nel dialogo tra ebrei e cattolici (Radio Vaticana)
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La direttrice del Museo Ebraico di Roma: la visita di Benedetto XVI in Sinagoga, tappa importante nel dialogo tra ebrei e cattolici
Fervono i preparativi per la visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, domenica prossima. Uno dei momenti forti sarà l’inaugurazione della Mostra “Et ecce gaudium” al Museo Ebraico di Roma, che è stata presentata ieri pomeriggio ai giornalisti. Si tratta di un’esposizione di 14 disegni preparati nel ‘700 dagli ebrei romani per l’incoronazione dei Sommi Pontefici. Per una riflessione su come il mondo della cultura ebraica attende la visita di Benedetto XVI, a 24 anni da quella storica di Giovanni Paolo II, Alessandro Gisotti ha intervistato la dott.ssa Daniela Di Castro, direttrice del Museo Ebraico di Roma:
R. – Sono passati, appunto, 24 anni e il mondo è completamente cambiato: sono cambiati i rapporti, senz’altro, fra la comunità ebraica di Roma e il mondo cattolico dopo questa dirompente novità di Giovanni Paolo II nell’86; ci sono stati tanti passi in avanti. Questa visita sarà senz’altro un’altra pietra molto, molto importante nel dialogo giudaico-cristiano e proprio in un momento in cui c’è un gran bisogno di dialogo nel mondo.
D. – Con la visita di Benedetto XVI viene inaugurata la mostra “Et ecce gaudium”, che si sofferma proprio sul rapporto tra ebrei e papato…
R. – A metà del Cinquecento gli ebrei perdono i diritti civili e vengono chiusi in un ghetto, ma la loro partecipazione alla cerimonia di insediamento dei Pontefici continua. Questo è fondamentale, perché malgrado siano stati privati dei diritti civili e malgrado siano considerati cittadini di serie b, sono comunque cittadini romani. Questa è una cosa fondamentale, perché lo status di ebrei a Roma è comunque uno status di cittadini che vedono garantita la possibilità di essere ancora presenti qui in città. Sono chiamati a decorare un tratto di strada con dei pannelli contenenti iscrizioni bibliche.
D. – Il Museo ebraico di Roma custodisce la memoria della comunità ebraica della città. Quanto è importante conservare questa memoria, specie per le giovani generazioni?
R. – Il Museo ebraico di Roma è proprio una parte della città ed io penso che le memorie dell’ebraismo a Roma siano talmente intersecate con quelle della città che ritengo non sia veramente possibile conoscere Roma se non si conosce anche il Museo ebraico, se non si conosce la storia dell’ebraismo per esempio nei suoi toponimi. Questa zona che circonda il Museo ebraico, la zona del quartiere ebraico, dove un tempo sorgeva il ghetto, e le vie adiacenti sono così importanti e non solo per la storia dell’ebraismo, ma per la storia della città tutta. Questo è poi anche un museo molto importante per la storia dell’arte, per la storia delle arti decorative.
D. – Il dialogo tra ebrei e cattolici è un dialogo davvero multidimensionale. Quanto è fruttuoso questo dialogo sul terreno della cultura?
R. – Il terreno della cultura – grazie al cielo – è un terreno privilegiato per il dialogo! Non c’è dialogo senza cultura, io direi. Basta aprire un giornale e ci si rende conto che dove manca la cultura, il dialogo muore sempre. Noi cerchiamo, invece, di fare l’opposto: facciamo un grande sforzo per avvicinare al Museo ebraico di Roma le scuole e sempre di più la comunità ebraica a Roma sta potenziando il museo come “zona di dialogo”. Naturalmente quando abbiamo la fortuna di avere una visita così illustre, come quella del Sommo Pontefice, il Museo ebraico di Roma riesce ad arrivare con la propria comunicazione nei posti più sperduti del mondo. Io credo che tutto questo potrà fare soltanto del bene al dialogo.
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