venerdì 8 gennaio 2010

Papa Ratzinger & Tremonti: "Il futuro è nostro" (Roberto Pepe)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Papa Ratzinger & Tremonti: "Il futuro è nostro"

di Roberto Pepe

"La Chiesa è solo un tramite (necessario, ma non sufficiente) tra Dio e l’Individuo: questo è, in realtà, il motto di Papa Ratzinger, il Grande piccolo prete apologeta"

di Roberto Pepe

Permettetemi: il fatto che un ministro dell’Economia, che dovrebbe rappresentare quanto di più pragmatico esista in una compagine governativa, esprima un concetto filosofico trascendentale, commentando positivamente quanto affermato dal Papa, non dipende dal fatto che Tremonti sia un alto “teologo” di professione, ma piuttosto che il nostro grande Papa Ratzinger sappia entrare nelle cose terrene con una illuminata visione apostolica e stuzzicare l’intelligenza delle persone sagge dedite al "positivismo" di Stato.
Tremonti commenta, infatti, la preoccupazione denunciata nell’Angelus dal Papa di credere ciecamente nelle previsioni del futuro effettuate da maghi ed economisti, affermando che: "Il nostro futuro non è un destino fisso, un progresso o un declino inevitabile: il nostro futuro dipende da noi, dalla nostra libertà, responsabilità, dalla nostra saggezza, dalla nostra speranza... E' superstizione voler prevedere il futuro delle cose umane, della politica, dell'economia, perché questo dipende dall'uomo. Volerlo sapere a prescindere dall'uomo è arroganza, l'arroganza di una conoscenza che si crede illimitata ma che illimitata non è".
Questo il discorso fatto da un economista eccelso che guarda le cose con gli occhi del “realista”, ma guarda caso, sono le stesse profferte dal più grande teologo vivente: "… grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti… La nostra speranza è in Dio, non nel senso di una generica religiosità, o di un fatalismo ammantato di fede"…"Noi confidiamo nel Dio che in Gesù Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l'uomo, di condividere la sua storia,… il disegno divino non si compie automaticamente, perché è un progetto d’amore e l’amore genera libertà e chiede libertà”
Tremonti conclude sperando nell’uomo: “… ho molta fiducia nella saggezza degli italiani, dei lavoratori, degli imprenditori"; similmente a Papa Ratzinger che ha fiducia nell’Uomo, in quanto, grazie alla venuta di Cristo, (Dio fattosi uomo), ha già vinto la forza negativa del Maligno”.
La grandezza dei discorsi di Benedetto XVI consiste nella trasversalità delle sue enunciazioni. Nella semplicità delle sue esemplificazioni, apparentemente banali, o richiami storici dottrinali vi è un messaggio indirizzato a tutti gli uomini, ma proprio tutti: il sempliciotto credulone che va dal mago a “farsi le carte” penserà che il Papa ce l’abbia con se stesso; così crederà l’accanito giocatore di borsa che si rovina per i crac finanziari; così penseranno quelli che aspettano la “manna” fatalmente senza agire; così penseranno coloro i quali dicono velocemente qualche preghiera per sentirsi salvi; così penseranno i potenti che propagandano la sfiducia e la cattiveria come modus vivendi; così penserà l'ateo convinto, ma con qualche dubbio esistenziale….
Bisogna pensare che il concetto di aver fiducia nel futuro “dandosi da fare” equivale al concetto di libero arbitrio che caratterizza la dottrina Cattolica. Questo è un fondamentale cardine, molte volte deviato, scansato, dimenticato, forse volutamente, anche da autorevoli esponenti intellettuali cattolici in quanto: concetto che apparentemente cozza con il determinismo fatalistico del destino imposto aprioristicamente. Questo è un chiaro messaggio verso i cristiani protestanti luterani o calvinisti, per i quali ognuno ha il proprio destino fissato, bloccato, in quanto Dio, essendo l’Eterno privo di tempo e spazio, conosce il destino di ognuno e potrebbe apparire poco “onnipotente” se non capitanasse anche il destino umano.
Si può pensare, quindi, che al di là della lotta ai maghetti di casa nostra, il Papa stia percorrendo quel riallineamento epocale antirelativista che riporterà la dottrina cattolica nella sua purezza primordiale religiosa. Non sono assolutamente novità dottrinali e non vuol dire tornare all’oscurantismo preconciliare, come qualcuno già blatera, ma è un semplice atto di chiarimento dei punti saldi capitali della religione cattolica. E’ solo un capovolgimento di rotta nei confronti dell’accettazione passiva di tendenze interpretative che toccano le fondamenta della dottrina cattolica.
Il nostro Papa prosegue costantemente un sottile filo conduttore, fin dalle precedenti citazioni di Erasmo da Rotterdam che esalta la libertà dell’uomo-individuo, ma che evidenzia, di conseguenza, la sua responsabilità terrena di scelta decisionale, contro la visione luterana che nega qualsiasi intercessione della Chiesa quale redentrice e mediatrice tra l’uomo e l’Onnipotente.
Homo faber ipsius fortunae (Ognuno è artefice della propria fortuna) sembrerebbe uno slogan materialista pragmatico, ma è la linea cattolica della libertà individuale, dove la Chiesa è solo un tramite (necessario, ma non sufficiente) tra Dio e l’Individuo: questo è, in realtà, il motto di Papa Ratzinger, il Grande piccolo prete apologeta.

2 commenti:

Maria R. ha detto...

Io vorrei fare un commento "azzardato" e provocatorio: i politici citano il Papa per le motivazioni addotte da Pepe, o perchè, accorgendosi del fatto che loro perdano terreno, mentre il Pontefice ne "acquista", fanno come in formula uno, dove chi sta dietro, sfrutta la "scia" di chi è davanti?

Tremonti ha fiducia nei lavoratori, ma vorrei sapere se ne abbia altrettanto nei disoccupati, che forse di lui non si fidano molto.
Il Papa invece tuona sul discorso disoccupazione e lo fa con parole serie e concrete.

Roby ha detto...

Certo, Maria ha ragione, ma il Papa vola su di un alto livello, dal quale lancia "appelli concreti", ma illuminanti per le coscienze, senza fare il sindacalista, come fa purtroppo anche qualche alto prelato (confondendo i ruoli). Tremonti viaggia terra, terra, ed è lui che deve risolvere ivece i "problemi concreti" del lavoro "terreno". Il fatto che collimino le due speranze,(sociali con le trascendentali)nel "futuro" è il massimo che si può ottenere da uno Stato che ragiona con un metro "cristiano". Sul dubbio di Maria, è già una grande cosa che lo dica apertamente un politico, non so quanto osservante, anche se detto pragmaticamente, ma sottolineo che tutto ciò va visto con la visione teologica del nostro Grande Papa. Continua a ribadire che non solo non c'è conflitto tra scienza (ragione)e fede, ma sono la stessa cosa con due letture diverse a seconda di chi effettui la ricerca...
Cerchiamo di lasciare a Cesare ciò che è di Cesare...
Roby