sabato 9 gennaio 2010

Massacro di Cristiani in Egitto, la preoccupazione del Papa (La Rocca)


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La preoccupazione del Papa

ORAZIO LA ROCCA

Repubblica — 08 gennaio 2010 pagina 17 sezione: MONDO

CITTA' DEL VATICANO

«Il Papa è fortemente preoccupato per quanto è successo in Egitto. E' triste, è angosciato, prega per le vittime di ieri e per chi è perseguitato a causa della sua fede religiosa in qualsiasi altra parte del mondo». E' la preghiera "l'arma" con cui Benedetto XVI intende fronteggiare in queste ore la nuova ondata anticristiana in Medio Oriente, culminata con l'agguato dell'altra notte davanti ad una chiesa copta egiziana. «La preghiera a Dio affinché - invoca Ratzinger aggrappandosi, filtra dal Vaticano, alla "speranza contro ogni speranza" di paolina memoria, - apra i cuori di tutti gli uomini alla pace, e nel mondo venga bandita ogni forma di violenza e di ingiustizia».
L'indiscrezione arriva dai piani alti del Palazzo Apostolico dove tra i più stretti collaboratori di Benedetto XVI si fa notare che proprio ieri ha toccato il delicato tasto dei rapporti interreligiosi nei paesi musulmani, ricevendo il nuovo ambasciatore della Turchia accreditato presso la Santa Sede, Kenan Gursoy. Ne fa cenno - sebbene indirettamente - lo storico Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano pontificio, l' Osservatore Romano. «Questi drammatici episodi inquietano e rattristano perché - dichiara Vian a Repubblica - toccano drammaticamente cristiani di antichissime comunità risalenti all'epoca apostolica, come i copti in Egitto, i Caldei in Iraq o le tante piccole comunità delle aree mediorientali perseguitati da estremismi e violenze di varia natura, che spesso colpiscono purtroppo anche seguaci di altre religioni, islam compreso». E non a caso, puntualizza il direttore del giornale vaticano, «oggi abbiamo riferito dell'agguato ai copti titolando in prima pagina "Sei cristiani e un musulmano uccisi in un agguato in Egitto"». «L'attenzione della Santa Sede su quanto sta avvenendo è molto alta.
Il Papa non ha mai mancato di deplorare questi episodi di violenza, come ha fatto, ad esempio - ricorda ancora Vian - all'Angelus del primo gennaio scorso quando invocò la pace nel mondo, invitando espressamente anche i gruppi terroristici a deporre le armi». Il clima di «odio e di avversione» contro i cristiani «in Alto Egitto, negli ultimi tempi è diventato più pesante», riferisce all' Osservatore Romano oggi in edicola padre Rafic Greiche, direttore dell'ufficio informazioni cattolico di Nagaa Hamadi, il villaggio sede dell'agguato alla chiesa copta. «Qui, anche noi cattolici, come il resto dei cristiani, - confessa il sacerdote - siamo preoccupati. Gli incidenti, gli attacchi nascono sempre da una miscela di odio religioso e pretesti occasionali. La scorsa Pasqua, con le stesse modalità è stato ucciso un altro cristiano a Hegaza». Ma le aggressioni mortali dell'altra notteè solo l'ultima tappa di una lunga scia di violenze e di sopraffazioni che stanno opprimendo quasi tutte le comunità cristiane del vicino ed estremo Oriente. «Siamo sempre più preoccupati per i cristiani perseguitati e per i missionari che operano vicini alle popolazioni più sofferenti. Ma come insegna il Papa, ora è tempo di pregare», si limita a dire l'indiano Ivan Dias, il cardinale prefetto di Propaganda Fide, il dicastero vaticano che sovrintente alle missioni. «Tanta violenza, però, è il frutto velenoso di una fondamentalismo che sta crescendo in odio alla fede cristiana non solo in Egitto, ma in tanti altri paesi come il Sudan, l'Arabia Saudita, il Pakistan, l'Afganistan, l'Iraq dove la metà dei cristiani Caldei sono profughi in Siria e Giordania», ricorda padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews, agenzia di informazione del Pime, il Pontificio Istituto Missioni Estere. «Ma non sono da sottovalutare - a detta ancora di padre Cervellera - le persecuzioni anticristiane in corso anche in Vietnam, Laos, Indonesia, India, specialmente in Orissa e in altri 5 stati indiani dove per legge è proibito convertirsi dall'indù ad altre religioni».

© Copyright Repubblica, 8 gennaio 2010 consultabile online anche qui.

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