giovedì 4 febbraio 2010

Messori sul “caso Boffo”: Chiesa casta et meretrix (Rodari)


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Benedetto XVI e lo scrittore Joseph Ratzinger ("Lo Svizzero")

Su segnalazione della nostra Eufemia leggiamo:

Messori sul “caso Boffo”: Chiesa casta et meretrix

“Tremano e tramano”, dice al Foglio un eminente prelato di curia infastidito dalle polemiche attorno al ‘caso Boffo’. “Cercano risposte adeguate ma non mi pare le stiano trovando”. Tremano e tramano perché l’intervista di Vittorio Feltri (sabato scorso) al Foglio, nella quale disse di aver ricevuto il documento falso su Dino Boffo da “una personalità della chiesa della quale ci si deve fidare istituzionalmente”, pesa. Manca tuttora una smentita ufficiale dal Vaticano. Come nessuno in Vaticano ha smentito quanto il Foglio ha scritto nei giorni scorsi: “Risulta da buona fonte che alcune telefonate fatte con lo scopo di avvalorare il documento falso sono arrivate a Feltri dal direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian”.

Una smentita in extremis si può sempre comandare, ma non è un po’ tardi?

Il silenzio vaticano dice molto. E molto fa pensare. Perché non è semplicemente un “no comment”. Sembra di più: sembra un “no comment” motivato dal fatto che sono in corso accertamenti. Per molto meno, anche nel recente passato, la Santa Sede è intervenuta tramite il portavoce e gesuita padre Federico Lombardi. Può darsi che in queste ore il tramestio d’oltre Tevere arrivi alla decisione di offrire all’opinione pubblica una dichiarazione forte e ufficiale. Ma resta il fatto che i dodici giorni trascorsi in silenzio senza replicare – il 23 gennaio uscì il primo retroscena del Foglio – fanno pensare, e comunque dicono che non tutti nei sacri palazzi hanno le idee chiare: il vescovo Domenico Mogavero, ad esempio, che lo scorso settembre per primo aveva ipotizzato le dimissioni di Boffo, ieri sul Corriere della Sera sembrava al contrario parecchio rammaricato della sua fretta e preoccupato all’idea che la nostra ricostruzione possa rivelarsi quella esatta. Generico il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto dei vescovi, che sempre ieri su Repubblica ha detto che l’ipotesi della congiura interna gli sembra “impensabile”. Già, ma anche le piste esterne lo sono: l’altro ieri c’era chi provava a intorbidire le acque chiamando in causa la “pista ciellina”, ovvero il vescovo di San Marino-Montefeltro Luigi Negri. Un’ipotesi tuttavia subito smentita dallo stesso vescovo con tanto di querela.
C’è una data che fa molta paura in Vaticano: 22 febbraio. E’ in quel giorno che Feltri sarà ascoltato dopo che l’ordine dei giornalisti della Lombardia ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti proprio per gli articoli scritti la scorsa estate su Boffo. Feltri cercherà di dimostrare la sua innocenza e non è detto – e la cosa si sa in Vaticano – che per farlo non decida di vuotare il sacco: ovvero di dire chi la scorsa estate gli passò il documento falso su Boffo, chi glielo portò materialmente (“il postino” insomma) e chi in quei giorni si spese per avvalorarlo. Certo, potrebbe fare i nomi chiedendo di tenerli segreti. Del resto, se lunedì scorso a pranzo in un ristorante milanese Feltri è riuscito in qualche modo a rivalutare la sua immagine agli occhi di Boffo, non è da escludere che non cerchi di mettere in campo la stessa operazione anche una volta davanti al “gran giurì” dell’ordine dei giornalisti. Difendersi nell’unico modo possibile: riavvalorando, stavolta con i nomi, la legittimazione dell’anonimo documento, e falso, dall’interno del Vaticano.
Il giornalista e scrittore Vittorio Messori, anche se vede un Vaticano “imbarazzato perché sembra che tutto sia nato dal suo interno”, dice al Foglio di non essere scandalizzato.
Ma aggiunge: “Il Vaticano è sempre stata una corte d’intrighi e complotti, di pugnali e vendette. Ai tempi di Papa Borgia le cose si risolvevano con i pugnali, oggi in altro modo. E’ la storia che si ripete. La chiesa, del resto, ha sempre avuto due facce: c’è un’istituzione umana che però racchiude al suo interno un mistero, il mistero della fede. La chiesa è casta et meretrix, e questa sua realtà non deve spaventare. Papa Borgia, ad esempio, fu un grande Papa: nonostante le riconosciute malefatte non deviò mai dalla retta dottrina.
Ciò che conta, infatti, è che il Papa – come è il grande Benedetto XVI – sia un maestro della fede e non sia eretico. E’ questo che deve eccitare il credente, che deve suscitare il suo interesse. Tutto il resto fa parte della vita e a chi ha fede interessa molto poco.
Fino a che Dio continuerà a servirsi di uomini avremo una chiesa peccatrice e piena di lotte interne. Certo, in questo momento la curia sembra in difficoltà: ma credo che paghi la gestione di Wojtyla: beninteso, era un grande Papa ma ha lasciato la curia un po’ troppo in mano a se stessa”.

Pubblicato sul Foglio giovedì 4 febbraio 2010

© Copyright Il Foglio, 4 febbraio 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Messori ha questa spiacevole abitudine di sentenziare citando frasi e concetti che hanno tutt'altro significato, come quando parla di et-et. Chiesa casta et meretrix significa che la Chiesa va in cerca di tutti i peccatori per salvarli: lo spiega bene Biffi riferendosi a un passo di sant'Ambrogio. Non c'entrano niente papa Borgia e compagnia bella.
Luca