domenica 14 marzo 2010

Abusi sessuali da parte di religiosi, il vescovo Versaldi: «C'è accanimento» (Bobbio)


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nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

«L'Osservatore Romano» precisa e torna a condannare gli atti di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi. Un articolo pubblicato in prima pagina e firmato da monsignor Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria e in passato stretto collaboratore del segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, esperto di Diritto canonico e docente di Psicologia all'università Gregoriana, ribadisce «la condanna senza riserve di questi gravissimi delitti che ripugnano alla coscienza di chiunque».
Poi aggiunge: «Se questi crimini vengono compiuti da persone che rivestono un ruolo nella Chiesa – persone nelle quali viene riposta una speciale fiducia da parte dei fedeli e particolarmente dei bambini – allora lo scandalo diventa ancora più grave ed esecrabile. Giustamente la Chiesa non intende tollerare alcuna incertezza circa la condanna del delitto e l'allontanamento dal ministero di chi risulta essersi macchiato di tanta infamia, insieme alla giusta riparazione verso le vittime».
La Santa Sede tuttavia non intende passare sotto silenzio l'accanimento che negli ultimi giorni c'è da parte di alcuni media, quasi che solo nella Chiesa ci siano gli abusi.
La «tolleranza zero» del Papa insomma non può finire in un processo solo alla Chiesa cattolica. È questo il senso dell'articolo del quotidiano vaticano. Il vescovo di Alessandria nota che c'è «un accanimento nei confronti della Chiesa cattolica, quasi fosse l'istituzione dove con più frequenza si compiono» abusi sessuali su minori. Per la Chiesa «anche un solo caso di abuso da parte di un prete sarebbe inaccettabile», ma il vescovo osserva che «l'immagine negativa attribuita alla Chiesa cattolica a causa di questi delitti appare esagerata».
E torna sulla questione del celibato: «Chi imputa al celibato la causa dei comportamenti devianti sbaglia, perché é noto che gli abusi sessuali su minori sono più diffusi tra i laici e gli sposati che non tra il clero celibatario». È importante sottolineare, prosegue l'articolo sul foglio vaticano, che la Chiesa cattolica, «a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare, è l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi sessuali a danno dei minori partendo dal suo interno». Dunque, bisogna dare atto a Benedetto XVI «di avere impresso un impulso decisivo a questa lotta, grazie anche alla sua ultraventennale esperienza come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede».
E riprende la famosa frase sulla «sporcizia nella Chiesa», pronunciata durante le riflessioni alla Via Crucis del 2005. Per questo egli è un «pastore vigilante sul suo gregge, a dispetto dell'immagine falsata di uno studioso dedito soltanto a scrivere libri, il quale delegherebbe ad altri il governo della Chiesa, secondo uno stereotipo che qualcuno, purtroppo anche all'interno della gerarchia cattolica, vorrebbe accreditare». Ecco perché «appare dunque paradossale – conclude monsignor Versaldi – rappresentare la Chiesa quasi fosse la responsabile degli abusi sui minori ed é ingeneroso non riconoscere a essa, e specialmente a Benedetto XVI, il merito di una battaglia aperta e decisa ai delitti commessi da suoi preti».
Ieri sulla questione della pedofilia è intervenuto anche il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il quale ha fatto il punto di una settimana in cui la Chiesa ha vissuto sicuramente «in acque agitate».
Lombardi ha spiegato che la linea adottata dalla Conferenza episcopale tedesca «può essere considerata un modello molto utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali».
Poi ha fatto rilevare l'importanza dell'intervista concessa ieri dal Promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Charles Scicluna – una sorta di pubblico ministero canonico – al quotidiano «Avvenire», in cui ha spiegato nei dettagli le norme della Chiesa, rilevando come esse non hanno mai favorito alcuna copertura dei delitti: «La linea è sempre stata quella del rigore e della coerenza».
Ed è stata la linea inaugurata dal cardinale Ratzinger quando era alla guida della Congregazione e che ha confermato, una volta salito al soglio di Pietro. Eppure qualcuno, ha notato Lombardi, ha cercato di mettere sotto accusa anche il Papa, con la vicenda di Monaco. Ma «per ogni osservatore obiettivo è chiaro che questi sforzi sono falliti».
Ieri nuovi casi sono stati segnalati in Svizzera. Lo ha reso noto Martin Werlen, abate di un monastero benedettino nel centro del Paese e membro di una commissione di esperti della Chiesa sugli abusi sessuali, costituita nel '92 dalla Conferenza episcopale. In un'intervista al giornale svizzero tedesco «Mitteland Zeitung», Werlen ha assicurato che anche la Chiesa svizzera intende far piena luce sui casi di abusi sessuali, spiegando che le segnalazioni sono sessanta, ma dovranno essere tutte verificate.
Se verranno accertati i delitti, non sarà la Chiesa a presentare le denunce, ma inviterà le vittime a farlo. Questa decisione dimostra che ancora manca una linea comune nelle Chiese dei diversi Paesi.

© Copyright Eco di Bergamo, 14 marzo 2010

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa, ci siamo:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/14/news/pedofilia_italia-2648345/
Alessia

Raffaella ha detto...

Ciao Alessia!
Era inevitabile...non segnalero' nelle pagine del blog questo articolo per non fare pubblicita' ad un libro di un anonimo (troppo facile non metterci la faccia!).
R.

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Raffa! Mai comportarsi come i media. Vediamo come reagiranno le diocesi implicate, la CEI e i media cattolici (e non!). Del resto, noto che Avvenire si sta attivando. Voglio solo ricordare una cosa: Papa Benedetto per poter punire gli intoccabili ha dovuto attendere di essere Papa. Vorrà pur dire qualcosa questo, no?
Alessia