giovedì 4 marzo 2010

Sagrada Familia, il 7 novembre il Papa concluderà simbolicamente 127 anni di lavori (Orighi).Olmo: Foresta di simboli che corteggia la follia (Grande)


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IL CAPOLAVORO DI GAUDI'

La Sagrada Familia è "finita"

Il 7 novembre la messa del Papa concluderà simbolicamente 127 anni di lavori

GIAN ANTONIO ORIGHI

MADRID

Antoni Gaudì, in via di beatificazione, starà esultando nella tomba.
Benedetto XVI consacrerà il prossimo 7 novembre il suo celeberrimo tempio, la Sagrada Familia, che il grande architetto catalano cominciò ad innalzare 127 anni fa e lasciò incompiuto alla sua morte nel 1923.
Il Papa, che giungerà da Santiago de Compostela nella sua seconda visita in Spagna, celebrerà la messa solenne nella navata centrale, ancor oggi scoperta, una iperbole che imita un bosco frondoso da dove filtra la luce.
«La cerimonia del Santo Padre, di fatto, significa che per la Chiesa la costruzione della cattedrale è terminata», chiosa soddisfatissimo Enric Juliana, condirettore de «La Vanguardia».
Quando arriverà il Santo Padre, al colossale simbolo del modernismo catalano mancheranno solo gli ultimi (ma pur sempre ciclopici) ritocchi. «Per concludere definitivamente il tempio, ci vorranno ancora 15-20 anni, ma la Sagrada Familia sarà completamente coperta già dal prossimo maggio», diceva ieri il cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluís Martínez Sistach.
Meno male che le polemiche nate nel giugno 2008 non hanno preso piede. La Fad (Sviluppo Arti decorative), prestigiosa associazione catalana di 1.500 tra architetti e designer, aveva lanciato feroci critiche. Secondo loro il capolavoro di Gaudì era stato proseguito da una miriade di architetti che non avevano rispettato la sua opera, e chiedevano di sospendere per sempre i lavori della Sagrada Familia.
Ma la controversia più clamorosa è scoppiata nel 2006, quando il Consorzio Ave (Alta Velocidad) che sta portando a termine i lavori della Tav tra Barcellona ed il confine francese, ha deciso che proprio a fianco del tempio passasse un tunnel. Una «profanazione», e un potenziale pericolo che ha mobilitato barcellonesi e critici d’arte di tutto il mondo. Ma non c’è stato niente da fare. Cinque giudici di Madrid hanno detto che la galleria, a 4 metri dalle fondamenta della chiesa protetta da una parete lunga 240 metri e larga 21, non provocherà alcun danno. Speriamo.

© Copyright La Stampa, 4 marzo 2010 consultabile online anche qui.

INTERVISTA

Sagrada Familia: "Foresta di simboli che corteggia la follia"

Carlo Olmo: avrebbe dovuto restare incompiuta

CARLO GRANDE

Antoni Gaudì nasce in Spagna, nella Catalogna meridionale nel 1852 e muore a Barcellona, investito da un tram, nel 1926. Il suo corpo è sepolto nella cripta della Sagrada Familia. Tra i più grandi architetti di tutti i tempi, Gaudì è noto soprattutto per essere il massimo esponente dello stile «modernista» in Europa. Numerose delle sue opere, infatti, sono state inserite nel patrimonio dell’Unesco nel 1984.Carlo Olmo, che ha pubblicato per Donzelli un volume sull’architetto-narciso, sulle «Archistar» (si intitola Architettura e Novecento) è contrario all’architettura-provocazione.

Olmo, la Sagrada Familia è un sogno o un incubo architettonico?

«Mi sono sempre chiesto se si è in grado di entrare in quella foresta di simboli, se si può comprendere fino in fondo quell’opera. E’ difficilissimo conoscerla nelle sue motivazioni “interne”».

Angeli, cuspidi, colonne come alberi e un bestiario fantasmagorico. E un’infinità di richiami: cosa sognava Gaudì?

«Certo è un’operazione vertiginosa, al limite della follia, che fa pensare ad artisti come Van Gogh, come Nietzsche negli ultimi anni della sua vita. E’ una straordinaria avventura intellettuale, che si complica fino al punto di diventare un’opera non risolvibile per la quantità di problemi strutturali e creativi che ha posto».

Ad esempio?

«Un uso del cemento armato che avrebbe avuto bisogno di nozioni matematiche, di una conoscenza delle resistenze e dei pesi applicabili alle strutture degli Anni 60. Lui non padroneggiava ancora quella materia, come chiunque della sua generazione, d’altra parte».

Le piace la Sagrada Familia?

«Non mi piace che si completino i non finiti, è un’operazione che non approvo, né eticamente né culturalmente. Di fronte a opere come questa bisogna lasciare il non finito: altrimenti si arriva a degli obbrobri come avviene con certi restauri».

Alla Viollet Le Duc?

«Magari si arrivasse a quei livelli...».

Oggi si tende a riempire ogni vuoto.

«Esatto, ci vuole grande coraggio a lasciare l’opera incompiuta. Ma oggi culturalmente c’è un horror vacui diffuso. Pensare che invece c’è grande bellezza nell’incompiuto».

Come nei «Prigioni» di Michelangelo.

«Ci sono “non finiti” meravigliosi nell’arte. Ma con i monumenti è più facile, se si tratta di un teatro o di una clinica lasciarli incompiuti è difficile. Comunque ci sentiamo in dovere di completare sempre, quando la vita stessa è interrotta dalla morte. La morte fa parte della vita, l’interruzione è nella natura delle cose».

Qualcuno dice che la Sagrada Familia sia l’ultimo santuario della Cristianità.

«È una sciocchezza. La chiesa che più rappresenta il Novecento è la cappella di Notre Dame du Haut di Le Corbusier, che è esattamente l’opposto, per la distribuzione della luce, per i valori portanti. Un luogo centrale della cristianità è a Gerusalemme, la Chiesa del Santo Sepolcro».

Gaudì non intendeva dare alla sua opera il significato che le viene dato oggi?

«No, caricarla di significati non va bene: Gaudì non voleva farne la nuova cattedrale di Barcellona. Completarla è dunque un falso storico. Molti dei valori simbolici li diamo noi. Ma in fondo è la cosa più bella dell’architettura: i simboli si stratificano e vengono arricchiti dalla cultura e dal tempo».

© Copyright La Stampa, 4 marzo 2010 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per Carlo Olmo: sono proprio le motivazioni "interne" che danno ragione del fatto che questo splendido tempio sia compiuto e donato ai fedeli. La Sagrada Famiglia è di più di una "straordinaria avventura intellettule" e rispetto agli obbrobri di chiese che sono costruite intorno al mondo è una grazia che sia completata.

Anonimo ha detto...

Cercate "Notre Dame du Haut di Le Corbusier" su google immagini, poi potrete avere un'idea più completa di Carlo Olmo.