giovedì 17 giugno 2010

Il Papa: «L’Eucaristia ci chiama a servire Cristo nei poveri» (Muolo)


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Il Papa: "La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione" (Catechesi)

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Il Papa: "La Santa Messa, celebrata nel rispetto delle norme liturgiche e con un’adeguata valorizzazione della ricchezza dei segni e dei gesti, favorisce e promuove la crescita della fede eucaristica. Nella celebrazione eucaristica noi non inventiamo qualcosa, ma entriamo in una realtà che ci precede, anzi che abbraccia cielo e terra e quindi anche passato, futuro e presente" (Discorso)

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Card. Caffarra: "Come pastore cui è affidata una comunità cristiana vedo che ho due responsabilità: l’una da svolgere "nel Santuario"; l’altra nel "cortile dei gentili". La prima riguarda, è la difesa dei fedeli dall’oscuramento della loro coscienza circa la propria dignità di persone; la seconda mi pone il problema di come aiutare chi vaga nel deserto del senso in conseguenza della perdita di se stessi, a ritrovare se stesso"

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«L’Eucaristia ci chiama a servire Cristo nei poveri»

Il Papa al Convegno diocesano di Roma: i bisogni e l’indigenza di tanti uomini e donne ci interpellano profondamente

«Questi tempi di crisi sociale ed economica» richiedono di essere «solidali con chi è in difficoltà», ha affermato

Vallini: a volte il male spirituale contagia i membri della Chiesa, noi preti siamo con il Pontefice

DA ROMA MIMMO MUOLO

È la carità la «forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera». Essa, infatti, «è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente della società».
Di fronte ai sacerdoti, ai diaconi e ai fedeli della sua diocesi il Papa ricorda la grande rivoluzione dell’amore operata da Cristo con il suo sacrificio di salvezza. Benedetto XVI, infatti, intervenendo ieri sera al Convegno diocesano di Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano – quest’anno incentrato sul rapporto tra l’Eucarestia domenicale e la testimonianza della carità – ha evidenziato che il fondamento dell’azione della Chiesa a favore degli uomini si trova proprio nel sacramento della comunione. Un segno che «ci rende capaci – ha sottolineato il Pontefice – di diventare a nostra volta pane spezzato per i fratelli, venendo incontro alle loro esigenze».
L’appello del Papa alla diocesi di cui è vescovo viene dunque di conseguenza. Roma, ha ricordato, infatti, «chiede ai cristiani una più chiara e limpida testimonianza della carità», dal momento che «i bisogni e le povertà di tanti uomini e donne ci interpellano profondamente».
«È Cristo stesso – ha aggiunto papa Ratzinger – che ogni giorno nei poveri ci chiede di essere sfamato, visitato negli ospedali e nelle carceri, accolto e vestito». E qui Benedetto XVI ha spiegato con grande efficacia il legame tra Eucaristia celebrata e carità vissuta. «Una celebrazione eucaristica che non conduce a incontrare gli uomini lì dove essi lavorano e soffrono, per portare loro l’amore di Dio – ha fatto notare –, non manifesta la verità che racchiude. Per essere fedeli al mistero che ci celebra sull’altare dobbiamo offrire noi stessi», come tanti già fanno in città, a cominciare dalla Caritas.
Ciò è tanto più necessario «in un tempo come il presente di crisi economica e sociale». Dunque occorre essere «solidali con coloro che vivono nell’indigenza, per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo ». I gesti di comunione, ha sottolineato ancora il Pontefice, «rinnovano il tessuto delle relazioni interpersonali improntandole alla gratuità e al dono e permettono la costruzione della civiltà dell’amore». Il Papa ha quindi invitato i giovani a rispondere alla chiamata speciale di Dio o a formare «famiglie cristiane fondate sulla fedeltà, sulla indissolubilità e aperte alla vita». In altri termini a compiere «scelte di vita definitive e irrevocabili ». «Nel nostro tempo – ha aggiunto – la parola sacrificio non è amata, poiché sembra appartenere ad altre epoche a un altro modo di intendere la vita. Essa, però, ben compresa, è e rimane fondamentale perché ci rivela di quale amore Dio ci ama. Nel-l’offerta che Gesù fa di se stesso troviamo infatti tutta la novità del culto cristiano». Per questo, ha spiegato Benedetto XVI, «ricevendo il sacramento dell’Eucaristia entriamo in comunione di sangue con Cristo e impariamo a guardare la vita con i suoi occhi». Quindi «la testimonianza della carità per il discepolo di Gesù non è un sentimento passeggero, ma al contrario è ciò che plasma l’esistenza in ogni circostanza ». Poco prima che il Papa iniziasse il suo intervento era stato il cardinale vicario Agostino Vallini, a salutarlo a nome degli oltre tremila presenti. «Padre Santo i sacerdoti di Roma sono con Lei nella lotta contro il peccato – aveva affermato –. Il male spirituale a volte contagia i membri della Chiesa, ma noi vogliamo testimoniare pubblicamente il nostro amore fedele a Cristo e alla Chiesa ». Vallini ha quindi espresso al Papa «affetto e condivisione delle sofferenze di questi ultimi mesi». Presente anche monsignor Luigi Moretti, ex vicegerente da poco nominato arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, applaudito a lungo, anche dal Pontefice.

© Copyright Avvenire, 16 giugno 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

OT, Raffa!
Provenendo da Tornielli mi pare attendibile
http://www.ilgiornale.it/interni/benedetto_xvi_vuole_canadese_capo_fabbrica_vescovi/17-06-2010/articolo-id=453671-page=0-comments=1
Alessia