martedì 21 settembre 2010

La Messa con il rito di beatificazione del card. Newman (Muolo)


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Il nuovo beato accende la festa di un popolo

Birmingham: settantamila persone al rito di beatificazione presieduto da Benedetto XVI

DAL NOSTRO INVIATO A BIRMINGHAM

MIMMO MUOLO

Per un giorno la pace delle Lickey Hills è stata festosamente viola­ta. Canti, grande entusiasmo e la gioiosa invasione di 70mila fedeli che, nonostante la pioggia, si sono stretti in­torno a Benedetto XVI nella Messa di beatificazione del cardinale John Henry Newman. Ma di sicuro il porporato, che su queste colline veniva con gli amici per i suoi momenti di relax, non sareb­be stato scontento. Perché, come dice il Papa, già all’inizio della Messa e poi di nuovo nel successivo incontro con i ve­scovi, «questo è un giorno di grande gioia per la comunità cattolica di Gran Breta­gna ». È il giorno di Newman, appunto, con un nuovo bagno di folla per il Pon­tefice, dopo il trionfale appuntamento di sabato sera ad Hyde Park. Ed è un gior­no importante anche per l’Inghilterra, che ricorda il 70° anniversario della Bat­tle of Britain.
Perciò Benedetto XVI aggiunge a questo ricordo anche la sua memoria persona­le. «Per me, che ho vissuto e sofferto lun­go i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania – confida ai 70mila presenti – è profondamente commovente esse­re qui con voi in tale occasione e ricor­dare quanti dei vostri concittadini han­no sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente a quella ideologia ma­ligna ». Cita quindi il terribile bombar­damento di Coventry e conclude con un impegno che è anche un auspicio.
«Set­tant’anni dopo, ricordiamo con vergo­gna ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi, e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti».
Parole forti, che vengono ancor più sot­tolineate dalla calorosa accoglienza ri­servata al Pontefice da Birmingham. Il parco di Cofton, dove si svolge la solen­ne celebrazione eucaristica in cui il gran­de pensatore inglese viene iscritto nel grande libro dei santi e beati della Chie­sa cattolica, ispira davvero pensieri di pace. Tutto è al suo posto, i fedeli sono ordinatamente disposti nei diversi set­tori che il Pontefice attraversa con la pa­pamobile al suo arrivo, prima di dare i­nizio alla Mes­sa. Dall’alto, le immagini mo­strano il grande abbraccio della folla al palco papale, sul qua­le troneggia, ac­canto alla croce, una gigantografia di Newman.
Anche il Papa, con la sua omelia, dise­gna un ritratto del nuovo beato, la cui festa liturgica viene fissata al 9 ottobre, data in cui nel 1845 fu accolto nella Chie­sa cattolica (in questo caso si è deroga­to, dunque, alla regola secondo cui la fe­sta dei santi e beati coincide con quella della morte). Newman, dice, fu uomo di preghiera, ma anche di profonda cultu­ra, che aveva compreso come ognuno ha una missione nel Regno di Dio. «Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione – sottolinea il Papa – sullo spa­zio vitale della religione rivelata nella so­cietà civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato a lungo raggio, non furono sol­tanto di importanza profonda per l’In­ghilterra vittoriana, ma continuano an­che oggi ad ispirare e ad illuminare mol­ti in tutto il mondo». I laici cristiani, ad esempio, soprattutto gli insegnanti di religione e catechisti, potrebbero trarre grande beneficio da questa sua frase citata dal Pontefice: «Vo­glio un laicato non arrogante, non pre­cipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria reli­gione, che in essa vi entrino, che sap­piano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere».
La Messa continua, tra canti molto sug­gestivi e un generale decoro liturgico. La preghiera dell’Angelus, subito dopo, offre lo spunto al Papa per ricordare la grande devozione mariana del neo bea­to. E quando infine la grande assemblea si scioglie c’è chi non si stanca di resta­re ad osservare il palco, dal quale con­tinuano a giungere note gioiose. Il car­dinale Newman, dalla sua gigantogra­fia, sembra sorridere. Sì, è proprio una giornata di festa. E non solo per Bir­mingham.

© Copyright Avvenire, 21 settembre 2010

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