venerdì 22 gennaio 2010

Bocca della Verità, celebrata la prima messa in arabo (Ester Palma)


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Su segnalazione della nostra Maria leggiamo:

RELIGIONE

Bocca della Verità, celebrata la prima messa in arabo

Nella chiesa S. Maria in Cosmedin, ogni giovedì alle 16

Ester Palma

ROMA - La comunione con il pane intinto nel vino rosso, canti e preghiere salmodiate per tutta la durata della funzione, la benedizione dei fedeli con la grande croce d’oro fra le mani di uno dei tre sacerdoti officianti. Nell’antichissima chiesa di Santa Maria in Cosmedin è stata celebrata ieri pomeriggio la prima messa in arabo, lingua madre di buona parte della comunità che si ritrova nella basilica costruita nel VI secolo e affidata da papa Paolo VI nel 1966 alla Chiesa Greco Melkita Cattolica, che fa parte delle chiese cattoliche d’oriente. Siriano è il rettore, padre Mtanios Haddad, siriani, libanesi, palestinesi, iracheni i fedeli che frequentano la chiesa e si mescolano ai turisti di tutto il mondo in coda ogni giorno per scattare la più classica delle foto «romane», quella accanto alla Bocca della Verità.

Fra i fedeli, non moltissimi, ma molto compresi e affascinati dalla funzione, anche qualche italiano: «E’ molto più coinvolgente, nonostante la lingua per noi incomprensibile, di tante messe nelle nostre parrocchie - spiega una coppia - Qui si avverte il calore della fede, il coinvolgimento». Durante la settimana padre Haddad e gli altri sacerdoti celebrano funzioni bilingui. «Ma una Messa solo in arabo ci vuole, per i tanti cattolici mediorientali di Roma - spiega dopo, in sacrestia, dove è stato preparato il caffè per tutti e ci sono i dolcetti che ha portato dalla Siria - Noi lavoriamo per l’ecumenismo, come ci chiede il Papa. La Chiesa è una sola, l’insegnamento di Cristo è uguale per tutti. Sono gli uomini, poveri peccatori, a creare divisioni e incomprensioni, non certo Dio».

Per ora la Messa in arabo sarà celebrata tutti i giovedì alle 16. «Ma potremmo anche cambiare giorno e orario, vedremo - annuncia padre Haddad - Abbiamo scelto questo per favorire i nostri fedeli, molti di loro lavorano nei ristoranti, anche la domenica. Ma sentiremo cosa ne dicono, ascolteremo i loro suggerimenti». Intanto i locali dell’antico complesso, sorto su due edifici romani (uno era un tempio di Ercole) ospitano da poco anche un centro culturale, intitolato significativamente «La Bocca della Verità». A dirigerlo è Naman Tarcha, giornalista e ricercatore, esperto di mass media del mondo mediorientale: «Organizzeremo anche dei corsi di lingua. Insomma, per imparare l’arabo e conoscere la nostra cultura non c’è per forza bisogno di andare in moschea. Anche perchè noi cattolici d’Oriente siamo nati molti secoli prima dell’Islam. Ma il nostro centro è aperto a tutti, anche ai musulmani».

© Copyright Corriere della sera, 22 gennaio 2010 consultabile online anche qui.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Da notare la frase:

«E’ molto più coinvolgente, nonostante la lingua per noi incomprensibile, di tante messe nelle nostre parrocchie - spiega una coppia - Qui si avverte il calore della fede, il coinvolgimento>>.

Se poi si guardano le foto della celebrazione sempre sul sito del Corriere si noterà la Croce in mezzo alla'altare (come vuole il Papa) e ,se non sbaglio,l'orientamento versum Deum del celebrante.

Ogni riferimento implicito a qualsiasi Motu proprio,spesso ostacolato, è puramente casuale.

Antonio :-)

Maria R. ha detto...

"E’ molto più coinvolgente, nonostante la lingua per noi incomprensibile, di tante messe nelle nostre parrocchie"

Ahia, stoccata appositamente lanciata dal Corriere, o un campanello allarmante per motivi intimamente legati alla perdita di senso del Trascendentale, di molte nostre funzioni religiose????

sam ha detto...

Personalmente ho partecipato a moltissime celebrazioni in arabo e aramaico... nei diversi riti Liturgici delle Chiese Cattoliche Orientali. Sono Messe lunghe, ricchissime, quasi tutte cantate (quelle etiopi persino danzate dai sacerdoti), incomprensibili, e... meravigliose!
Inoltre in un sacco di paesi mediorientali e africani si celebrano le Messe di rito latino in lingua araba.
Finalmente sembra che ci si inizi a ricordare che i paesi arabi prima dell'avvento dell'Islam erano Cristiani e che i Cristiani che vi sono rimasti, a costo di enormi sacrifici, sono da aiutare, sostenere, incoraggiare, ringraziare in ogni modo da parte nostra, anche rifiutando l'equazione arabo=musulmano.
Spero presto che la Santa Sede inzi a tradurre i documenti pontifici (almeno le Encicliche e i discorsi più importanti, viva Dio!)anche in arabo. Ho cercato di far arrivare un sacco di volte questa richiesta che sale forte dai Cristiani di lingua araba, specialmente dai giovani che usano moltissimo Internet, attraverso alcune Congregazioni, ma non devono mai essere arrivate a destinazione. Chissà che non riesca il mitico Blog!
Quelle popolazioni cattoliche sono un piccolo resto, ma amano molto il Papa e la Santa Chiesa Cattolica e partecipano e praticano tantissimo. Purtroppo, benchè loro ce la mettano tutta ad autotradursi le cose, dispongono di pochissimo materiale di documentazione, o anche solo devozionale, in lingua araba.
Altro che impegno per l'evangelizzazione, talora sembra che si promuova la disevangelizzazione (capitano persino religiosi che rifiutino il battesimo a chi lo chiede, invitando ad essere musulmani migliori).
Spero che la Chiesa ci metta una pezza e non credo che in Vaticano sia così difficile trovare dei buoni traduttori arabi cattolici.
Intanto, per quanto ho sentito dire alla radio da Padre Livio, le Radio Maria in Africa in lingua locale funzionano alla grande e convertono.

incontentabile ha detto...

qualcuno mi spiega perché la messa in arabo va bene (ed è giusto che sia così), anzi, è considerata più coinvolgente NONOSTANTE l'incomprensibilità della lingua e la messa in latino viene demonizzata proprio A CAUSA dell'asserita incomprensibilità della lingua???

gemma ha detto...

ma caro incontentabile, perchè la messa in arabo sa tanto di aperto, accogliente, multietnico, multiculturale..Guardando la visita in Sinagoga mi ha colpito l'atmosfera dei canti. Qualcuno sa se anche lì ogni tanto lasciano il posto ai canti moderni con le chitarre, per coinvolgere i giovani? Lo chiedo perchè non lo so, ma credo tanto di no. E nessuno si stupisce, in Sinagoga tutti con la kippah, rispetto e poche storie. Così è. Immaginatevi se a qualcuno venisse chiesto di indossare qualcosa per entrare in una chiesa. La liturgia cattolica è ormai un qualcosa su cui tutti si pronunciano e si indignano, anche i non credenti

Maria R. ha detto...

Mi associo a Gemma...e aggiungo cmq due cosette:
1) che il latino non è tanto cosa non voluta dal popolo, quanto (devo dirlo sottovoce???) da una bella fetta di Chiesa progressista

2) Gemma ha scritto: "Immaginatevi se a qualcuno venisse chiesto di indossare qualcosa per entrare in una chiesa". Basta vedere quanta gente mezza nuda facciano entrare nelle Chiese, specie nel periodo estivo. Io abito al mare e lo constato ogni anno che passa. Se per decoro (verso il prete, che è uomo soggetto a tentazioni e verso DIO che sta nel TABERNACOLO)si invitasse certa gente a lasciare i costumini a casa, forse molti non metterebbero piu' piede in Chiesa.
(ma io sarei per l'opera di pulizia di primavera....)

Anonimo ha detto...

Gemma ha ragione su tutto ma non sul tono che usa, quasi si trattasse di un ulteriore imbarbarimento del nostro povero rito post conciliare. Infatti, nel caso particolare non si tratta semplicemente di una Messa NO in una delle varie lingue volgari, ma di una Messa tradizionale, usata da secoli, della stessa dignità del nostro VO. Per questo, affascina e coinvolge. Fossimo noi capaci di seguire il loro esempio e il loro attaccamento alle tradizioni e ad i riti da tali tradizioni tramandati! Ma noi, appunto, siamo oltre! Siamo moderni e "adulti"!
O Sarracino

Marco ha detto...

«E’ molto più coinvolgente, nonostante la lingua per noi incomprensibile, di tante messe nelle nostre parrocchie - spiega una coppia - Qui si avverte il calore della fede, il coinvolgimento>>.

Sono le tipiche frasi che si dicono quando si assiste ad altri riti. Mi ricordo che disse la stessa cosa il card. Tettamanzi quando assistette alle celebrazioni ortodosse a Mosca. Mi chiedo io allora. Perchè non riscoprire il gregoriano? Che oltre tutto se si studia un po' il testo si scoprono parole splendide?

é davvero incomprensibile. Da un lato si critica la nostra liturgia in latino e dall'altro si rimane affascinati delle altre arabe, ortodosse...

Occorre fare una buona e sana riflessione come ci sta aiutando il papa giorno dopo giorno!

Marco

sam ha detto...

Guarda Gemma che a me piace tanto anche la Messa in Vetus Ordo. A me la Santa Messa - purchè BEN CELEBRATA e questa è la mia unica condizione - piace sempre, è quotidianamente il centro della mia vita e non potrei farne a meno.
Ringrazio Dio che donandomi grazie immense mi ha fatto fare l'esperienza viva della comunione ecclesiale in senso spaziale, facendomi partecipare alla medesima Messa in tanti paesi diversi, e in senso temporale, facendomi partecipare qualche volta alla S.Messa Vetus Ordo, che ci traspone nelle celebrazioni di tutti i santi del passato. Amo anche la bellezza fulgente della Santa Chiesa che si compone in termini di unità nella diversità, attraverso tanti riti e tradizioni diversi o medesimi riti declinati in varie lingue, sfumature e colorazioni. Uno splendore!
Peraltro io stessa sono un ibrido, visto che vivo in una Diocesi di Rito Romano, ma in una Parrocchia di Rito Ambrosiano.
Quello che proprio non sopporto sono le Messe affrettate, improvvisate, stravaganti, piene di protagonismo umano e vuote di sacralità.
Il mio intervento non era del tipo: che belle le messe etniche, abbasso il latino - ma proprio il contrario!
Le Messe orientali sono Messe TRADIZIONALISSIME, anche se di diversa tradizione dalla latina.
Niente a che fare con la ridicolaggine delle danze etniche o dei canti africani imposti alla nebbia milanese!
In più io sono una sostenitrice sfegatata del recupero del latino come lingua universale della Chiesa. Sarebbe straordinario poter avere una - non dico tutte, ma almeno una alla settimana - Santa Messa identica, ma proprio identica, da New York a Timbuctu, da Pechino al villaggio più sperduto delle Filippine.
Vorrebbe dire ritrovarsi perfettamente a casa in qualsiasi luogo della terra e avere una lingua comune per pregare Dio in ogni luogo della terra, con i nostri fratelli di tutte le provenienze e culture.
La Chiesa che aveva un linguaggio rituale e verbale universale, ha smesso di averlo proprio quando la globalizzazione stava per cancellare tutte le distanze e questo secondo me è un assurdo.
Però non mi piace neppure un assolutismo che in nome dell'unico rito rinuncerebbe alla ricchezza delle diversità. Io sono, con il Santo Padre, per l'ET ET, per l'unità nelle diversità.
Preghiamo per l'unità dei Cristiani, a partire dai Cattolici.

gemma ha detto...

Ma cosa deve fare uno per farsi capire ultimamente senza scatenare polemiche? Evidentemente avrò anch'io problemi di comunicazione, al punto da meditare una certa cosa, di cui ho ampiamente parlato in privato, con Raffaella. Non ho assolutamente criticato la messa in arabo, anzi, questa notizia mi ha fatto molto piacere. Ho semplicemente replicato alla meraviglia di incontentabile nel notare che qualcuno riteneva questo rito più coinvolgente, nonostante non avesse capito nulla, mentre il rito latino viene criticato da molti proprio perchè, dicono, non si capisce nulla. Il fatto è che tutto ciò che è multiculturale e multietnico o tradizione altrui è ritenuto bello a priori, ciò che è tradizione nostra è solo vecchio e stantìo. Tutto qui, poi, mi spiace ma non sono un'amante del Vetus Ordo, che conosco molto poco, come il latino. Sono cresciuta col rito postconciliare e le mie critiche vanno solo ai grossolani abusi liturgici, non certo alla messa in arabo, anche perchè di fronte ai cattolici arabi mi inchino

sam ha detto...

Scusa Gemma, mi sono espressa male io, scrivendo di corsa e non rileggendo. Sono d'accordo con te e con quello che scrivi. Volevo solo chiarire che la mia non era una difesa delle messe etniche, con bonghi e paramenti arcobaleno in uso in certi ambienti progressisti di casa nostra, e che non assomigliano proprio per niente alle messe di rito orientale.
Poi mi sono fatta prendere la mano dall'entusiasmo in tema di liturgia e il finale un po' critico l'ho scritto pensando non certamente a te, ma a certe categorie di ultratradizionalisti che schifano con troppo assolutismo le Messe ordinarie e qualunque accompagnamento diverso dal Gregoriano, splendido e perfetto per carità, ma ci sono anche Messe bellissime accompagnate da chitarra e violino.
Comunque la mia intenzione era di unire e non di dividere. Scusami.

gemma ha detto...

non preoccuparti sam, non devi assolutamente scusarti, non sei solo tu ad aver frainteso, quindi sono io che probabilmente sono un pò stanca e mi esprimo male. Un pò di riposo mediatico non potrà farmi che bene:)

incontentabile ha detto...

su, non autoflagellatevi... probabilmente l'unico mea culpa tocca a me : ))
ho rintuzzato quel passaggio sull'entusiastico coinvolgimento in un rito dove alcuni partecipanti affermavano di non aver capito nulla... mi è subito saltata la mosca al naso e ammetterete che, come diceva il vecchio Lubrano, la domanda nasce spontanea: perché quando in arabo (ma potrebbe essere qualunque altra lingua) non si capisce niente la liturgia è bella, e quando, ammesso che sia vero, in latino non si capisce niente, è da buttare? Interessante anche lo zelo con cui l'articolo sottolinea la necessità di organizzarsi per far studiare l'arabo ai fedeli, mentre se uno si lamenta di non capire il latino nessuno ha il coraggio di dirgli in faccia: ci sono dei corsi, studiàtelo! Per inciso, anch'io sono per l'"et...et", come tutti qui, credo, visto che ci muoviamo in sintonia con Papa Benedetto.
E aggiungo che avevo perfettamente capito lo spirito della risposta di Gemma, che ha colto il mio assist e ha messo in rete.

Anonimo ha detto...

LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA:
la basilica romana di Santa Maria in Cosmedin è stata affidata DA PIù DI CINQUANT'ANNI dalla Santa Sede alla giurisdizione del Patriarcato "Melchita" di Antiochia (cattolici arabi di rito bizantino).
Il clero melkita ha sempre celebrato ogni domenica mattina una messa bizantina.

Che adesso qualche vaticanista se ne sia accorto e non avendo a disposizione pettegolezzi vaticani abbia fatto un articolo sulla messa araba, non vuol dire che sia una novità. Che ci partecipino anche cattolici romani "de Roma" stufi delle gelide messe Novus Ordo, non stupisca nemmeno: basti vedere la partecipazione alla messa bizantina che la Comunità di S.Egidio tiene in S.Maria in Trastevere la domenica sera.

Francisco