mercoledì 10 febbraio 2010

Francesco Antonio Grana spiega come spesso i media rappresentino un Ratzinger che non c’è (Andrea Acampa)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Francesco Antonio Grana spiega come spesso i media rappresentino un Ratzinger che non c’è

Benedetto XVI e i pregiudizi della stampa

di Andrea Acampa

“Comprendere Benedetto XVI non è semplice. E comunicarlo alle genti lo è ancora di meno. In questo senso il nuovo libro del giornalista Francesco Antonio Grana ha fatto centro nel dare una chiave di lettura mediatica dell’attuale pontificato oltre le mode del pensiero comune”. Non ha dubbi il cardinale Michele Giordano, autore della prefazione del nuovo libro di Francesco Antonio Grana, “Benedetto XVI oltre le mode del pensiero” (L’Orientale Editrice, 2009). Se da un lato i fedeli, che erano abituati all’eloquente linguaggio dei gesti di Giovanni Paolo II, una vera e propria enciclica non scritta, si sono messi con impegno alla sequela del nuovo Papa, non altrettanto hanno fatto i media quando hanno utilizzato dei cliché piuttosto che approfondire chi è e che cosa propone il personaggio Ratzinger. Si assiste così, molto spesso, alla lettura di notizie omologate dettate, per lo più, dai lanci di agenzia.

Benedetto XVI oltre le mode del pensiero. Un titolo enigmatico. Francesco Antonio Grana perché questa scelta?

“Da professionista della comunicazione dovrei rispondere per catturare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Ma mentirei per prima a me stesso. Un vescovo mi diceva che oggi, non di rado, anche i libri sul Papa e sulla Chiesa sono un’occasione di business. Aggiungeva che non è il mio caso, con l’affetto e la stima nei miei confronti di chi ha seguito il mio percorso in questi anni. In realtà il titolo è nato scrivendo il libro. Raccontando Benedetto XVI oltre i cliché, oltre i luoghi comuni della comunicazione, oltre le caricature di cui questo Papa è vittima, oltre le mode del pensiero appunto”.

In che misura i media sono riusciti a comunicare l’autentico messaggio del Papa?

“Non voglio essere pessimista, anche se sarei tentato di esserlo. Noi giornalisti non abbiamo aspettato di vedere i primi gesti di Benedetto XVI per comprendere in che modo egli avrebbe impostato il suo pontificato, soprattutto dopo il lungo regno del grande Papa Giovanni Paolo II.
Abbiamo, invece, sovrapposto le nostre convinzioni, spesso diametralmente opposte alla realtà, al magistero di Benedetto XVI, raccontando, ad esempio, che solo un Papa anticonciliare può riabilitare la messa in latino e revocare la scomunica ai vescovi lefebvriani. Anche se Benedetto XVI con grande chiarezza ci ha spiegato l’autentico senso di questi suoi gesti tesi alla riconciliazione, abbiamo preferito imporre le nostre convinzioni, i nostri cliché sulla realtà”.

Il nemico di Benedetto XVI è dunque il cattivo giornalismo.

“In qualche modo il cattivo giornalismo è diventato una sorta di anti Papa, che si contrappone al Pontefice regolarmente eletto dai cardinali in conclave. La voce del primo soffoca quella del secondo. Spesso per capire che cosa pensa veramente Ratzinger l’unica strada è leggere le sue omelie e i suoi discorsi integralmente, e non gli articoli di giornale”.

C’è chi sostiene che Benedetto XVI sarebbe un Papa chiuso in raffinate elaborazioni intellettuali, intenzionato a ripetere sempre no con spietatezza, sordo alla modernità, ostile alle altre religioni. È così?

“Tutt’altro è il Ratzinger che abbiamo visto in questi quattro anni di pontificato. Un Papa che sa comunicare con i teologi e con i bambini, con le folle di piazza San Pietro e con i fedeli che lo accolgono nelle sue visite pastorali nei cinque continenti, con i leader di tutte le religioni e con i giovani del mondo. Un uomo che, sulla scia dei suoi predecessori, ha messo al primo posto del suo pontificato il dialogo ecumenico e interreligioso. Un Papa che parla al cuore dell’uomo e che riscuote notevole attenzione anche al di là della stretta geografia cattolica. E questo a qualcuno non piace”.

È così difficile sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda di Benedetto XVI?

“Non credo. Basterebbe, come ha ricordato il cardinale Tarcisio Bertone, riportare senza l’aggiunta di contorte interpretazioni le sue genuine parole e i suoi gesti di padre del popolo di Dio. Solo in questo modo noi giornalisti serviremmo la verità”.

Sabato scorso lei ha donato a Benedetto XVI i suoi quattro libri. Cosa le ha detto il Papa?

“È stato emozionante incontrare Benedetto XVI e donargli i miei lavori verso i quali il Papa, con grande bontà, ha mostrato molto interesse, soffermandosi sui diversi volumi: da quello dedicato a Giovanni Paolo II, a quello che analizza la comunicazione ecclesiale fino ai due che raccontano proprio il suo pontificato.
Molto belle sono state le parole del cardinale Michele Giordano nel presentarmi al Santo Padre, definendomi suo figlio spirituale. Benedetto XVI lo ha ringraziato per aver sostenuto il mio lavoro nella diffusione del suo alto magistero scrivendo le prefazioni ai volumi e presentandoli al grande pubblico. Al termine dell'incontro ho domandato al Papa di pregare per me e lui, con una dolcezza unica, mi ha chiesto di fare lo stesso per lui. Benedetto XVI ha una raffinata sensibilità e spero che ciò venga sempre più percepito dal popolo dei credenti e da tutti gli uomini”.

© Copyright L'Avanti, 10 febbraio 2010

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