mercoledì 10 febbraio 2010
Il Papa e la dichiarazione della segreteria di stato: il commento di Riccardo Paradisi (Liberal)
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Il messaggio del Papa ha due destinatari: all'esterno immagine di unità della Santa Sede, all'interno duro "alt" di Benedetto alle lotte intestine
L’immagine del Vaticano e più in generale della Chiesa che è emersa in queste settimane è stata desolante, soprattutto per i semplici fedeli. Anche e soprattutto per questo motivo Benedetto XVI, d’intesa con i suoi più stretti collaboratori, ha voluto dire basta e ha approvato il comunicato di smentita (Tornielli)
Il caso Boffo, la Segreteria e Benedetto XVI...(Pietro De Marco). Per meditare!
Il Papa chiude il caso Boffo. I vescovi ringraziano (Andrea Gagliarducci)
Santa Sede: «Campagna diffamatoria contro il Papa» (Gasparroni)
Vian ce le suona con una smentita squillante e molto tardiva. Ne prendiamo atto. Così (Giuliano Ferrara)
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Un anno fa moriva Eluana Englaro: lo speciale di Avvenire
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Tolleranza zero per i preti pedofili (Galeazzi)
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Francia. Una condanna contro i tradizionalisti? "Prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci combattono; infine vinciamo" (Gandhi), Messainlatino
Il Foglio accusa Vian di essere l'autore del comunicato della segreteria di stato. Non stiamo esagerando?
Nota della Presidenza della Cei sul comunicato della segreteria di stato (Sir)
Il Vaticano e la guerra che non c’è (Luigi Accattoli)
Caso Boffo e code di paglia: il commento di padre Giovanni Scalese
Il Papa: "La Chiesa, lungo i secoli, sull’esempio di Cristo, ha promosso la tutela della dignità e dei diritti dei minori e, in molti modi, si è presa cura di essi. Purtroppo, in diversi casi, alcuni dei suoi membri, agendo in contrasto con questo impegno, hanno violato tali diritti: un comportamento che la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e di condannare" (Discorso)
Giallo Vaticano: il Papa “toccato”
di Riccardo Paradisi
[10 febbraio 2010]
«Anche tra gli uomini di Chiesa, specialmente tra chi è investito di responsabilità, allignano i mali del carrierismo e della ricerca del potere personale».
La denuncia di Papa Ratzinger risuonata nell'Aula Paolo VI durante l'udienza generale la scorsa settimana era stata messa in relazione seppure indiretta alle fibrillazioni interne al Vaticano relative al caso dell'ex direttore di Avvenire Dino Boffo.
Il Pontefice, parlando di San Domenico di Guzman, fondatore dell'ordine dei frati domenicani, ricordava come quell'uomo di Chiesa mise sempre il suo ufficio al servizio della fede e del dovere apostolico e non del proprio orgoglio e del proprio potere. «Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa? Non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi. Sappiamo come le cose nella società civile, e non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità ».
Chi ha orecchie per intendere deve aver inteso. Solo che fino a quando s'è potuto, in Vaticano, s'è seguita la linea del sopportare e sopire nell'idea, se non nell'auspicio, che lo scandalo sul caso Boffo, le voci del sospetto di complotto, la tirata in ballo del cardinal Tarcisio Bertone e del direttore dell'Osservatore romano Gian Maria Vian si sedassero.
Invece non si sono sedate affatto e anzi hanno continuato a generare altre ipotesi e nuove illazioni.
E così dalla segreteria di Stato, dall'ufficio di Tarcisio Bertone, ecco partire senza nemmeno passare per la sala stampa vaticana, un comunicato durissimo dove si definiscono prive di ogni fondamento le «notizie e le ricostruzioni » di stampa sul coinvolgimento del direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian nel caso Boffo: «Contro la Santa Sede - si legge nella nota - è in corso una campagna diffamatoria che coinvolge lo stesso Benedetto XVI. È falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore dell'Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire che il direttore dell'Osservatore Romano abbia dato, o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo, informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate ». Fin qui le smentite secche alle voci che sono state messe in circolo e sostenute da autorevoli commentatori. Arrivando alla costruzione di orditi anche molto complicati come quello di un piano che coinvolgendo anche le alte sfere della Rizzoli e del Corriere della Sera sarebbe stato teso, attraverso l'eliminazione di Boffo dalla scena politica, a condizionare la linea di interventismo del Vaticano nelle questione bioetiche italiane. Attraverso il comunicato della Segreteria di Stato è lo stesso Pontefice a difendere dai sospetti il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian: «Il Santo Padre Benedetto XVI, che è sempre stato informato deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia.
Dal 23 gennaio - denuncia infatti il Vaticano - si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano Avvenire, con l'evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore dell'Osservatore Romano, arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato. Queste notizie e ricostruzioni non hanno alcun fondamento».
Insomma un contrattacco in piena regola che rompe la linea del silenzio: «Appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili ripetute sui media con una consonanza davvero singolare che tutto si basa su convinzioni non fondate, con l'intento di attribuire al direttore dell'Osservatore romano in modo gratuito e calunnioso un'azione immotivata irragionevole e malvagia. Ciò sta dando luogo a una campagna diffamatoria contro la santa sede che coinvolge lo stesso Romano Pontefice».
Da parte sua il direttore del Giornale Vittorio Feltri dichiara di non avere mai scritto una riga sul direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, «se non per dire che non lo conosco. La stessa cosa riguardo il cardinal Bertone che non conosco. Ho scritto invece a suo tempo su Boffo dicendo che era stato condannato per molestie e che queste molestie erano a sfondo omosessuale. Ci siamo poi corretti quando l'avvocato del direttore dell'Avvenire ci ha mostrato le carte nelle quali non si parlava di omosessualità. Ma solo di molestie per le quali c'è stata anche una condanna. Per questo, ripeto ci siamo corretti. Anche le carte sono state secretate. Per quanto mi riguarda la storia finisce qui».
E la storia davvero potrebbe finire qui visto che, come dice il vaticanista di Repubblica Marco Politi, il comunicato della segreteria di Stato vaticana chiude molte partite che sono state aperte: «Mette con le spalle al muro Feltri che si voleva preordinare un alibi presso l'ordine dei giornalisti di Milano, dove è stato convocato il 22 febbraio. Mette con le spalle al muro il Foglio di Ferrara che ha cavalcato questa campagna e mette con le spalle al muro i falchi ruiniani. Che hanno sempre fatto capire essere Vian è il mandante di questa operazione. Per impegnare la parola del Papa del resto - dice Politi - deve esserci anche una certezza. Possono esserci linee di divergenza ma non scontri di potere diretto. Vero è che il libello anti- Boffo è stato spedito dal Vaticano e colpiva certamente Dino Boffo in quanto braccio destro di Ruini nel campo dell'informazione.
L'errore della segreteria di Stato semmai è stato quello di ritardare la messa in chiaro di tutta questa opaca vicenda.
Lo stesso errore fatto dopo il caso Boffo la scorsa estate, errore che Vittorio Messori pure amico dell'ex direttore di Avvenire aveva messo in chiaro dicendo che sarebbe stata necessaria maggiore trasparenza.
E comunque questo intervento diretto della Santa sede dimostra anche che papa Ratzinger, che pure preferisce tenersi lontano dalla macchina organizzativa, quando vede che è in pericolo il profilo della Chiesa sa intervenire con precisione e durezza».
© Copyright Liberal, 10 febbraio 2010 consultabile online anche qui.
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2 commenti:
Puo darsi che io sia un perfetto ignorante, ma sfido chiunque (soprattutto il cattolico), non pregiudizialmente deviato da adesioni fideistiche "cieche" ed emotive, a capirci qualche cosa, sul piano razionale, di quanto è successo, avvalendosi di elementi specifici di giudizio e non di chiacchiere e supposizioni.
Io non ci ho capito niente ed ho deciso di rinunciare a ricavare deduzioni di ogni genere, perché la confusione dominante sui fatti e i dubbi emersi sono troppi ed inestricabili.
Raffa, mi prenderai per folle, ma io al termine, o presunto tale, di questa sporca storiaccia mi sento come liberata e purificata. L'amarezza e il disincanto di fronte al comportamento intra e extra ecclesiale sono profondi, ma da ora nulla di quanto potrò leggere o ascoltare potrà colpirmi più di tanto e meno che mai preoccuparmi. Noi cattolici, la nostra Chiesa, il nostro meraviglioso Papa siamo soli, come soli erano Nostro Signore e i suoi fin troppo umani 12, i punti di riferimento esterni sono caduti tutti, siamo liberi di credere o meno alla buona fede di chicchessia senza preclusioni ideologiche, morali e/o intellettuali, tanto nessuno appoggerà mai la Chiesa incondizionatamente e a prescindere, ci sarà sempre un prezzo più o meno alto da pagare.
Alessia
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