domenica 23 maggio 2010

Le quattro memorabili giornate del Papa in Portogallo raccontate dall'agenzia Sir


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PAPA IN PORTOGALLO - La sapiente visione

Il primo giorno del viaggio verso Fatima

"Da una visione sapiente sulla vita e sul mondo deriva il giusto ordinamento della società. Posta nella storia, la Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato l'essenziale considerazione del senso umano della vita".
L'11 maggio, al suo arrivo all'aeroporto internazionale di Lisbona, prima tappa del suo 15° viaggio internazionale, Benedetto XVI ha teso una mano ma anche ribadito quanto da tempo ormai va ripetendo: la fede non può essere relegata alla sfera privata dell'uomo. Ad accogliere il Papa è stato Anibal Cavaco Silva, presidente di un Paese, cattolico per l'88% della popolazione, ma che negli ultimi anni ha approvato leggi contestate dai vescovi come l'aborto (2007), il divorzio (2008) e, più recentemente, un disegno di legge sul matrimonio gay, che però l'attuale presidente non ha ancora firmato.

Una questione di senso. Per Benedetto XVI, che ha detto di venire "nelle vesti di pellegrino della Madonna di Fatima", "non si tratta di un confronto etico fra un sistema laico e un sistema religioso, bensì di una questione di senso alla quale si affida la propria libertà. Ciò che distingue è il valore attribuito alla problematica del senso e la sua implicazione nella vita pubblica".
"La svolta repubblicana, verificatesi cento anni fa in Portogallo - ha spiegato il Pontefice - ha aperto, nella distinzione fra Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a cui i due Concordati del 1940 e del 2004 avrebbero dato forma, in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da rapidi cambiamenti. Le sofferenze causate dalle trasformazioni - ha affermato - sono state in genere affrontate con coraggio. Il vivere nella pluralità di sistemi di valori e di quadri etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del cristianesimo per rinforzare la qualità della testimonianza fino alla santità, trovare sentieri di missione fino alla radicalità del martirio". Benedetto XVI, ricordando le apparizioni di Fatima, ha voluto, poi sottolineare come "la relazione con Dio è costitutiva dell'essere umano: questi è stato creato e ordinato verso Dio, cerca la verità nella propria struttura conoscitiva, tende verso il bene nella sfera volitiva, ed è attratto dalla bellezza nella dimensione estetica. La coscienza è cristiana nella misura in cui si apre alla pienezza della vita e della sapienza, che abbiamo in Gesù Cristo. La visita, che ora inizio sotto il segno della speranza, intende essere una proposta di sapienza e di missione".

L'esempio dei santi. La messa nel "Terreiro do Paco" di Lisbona, che ha fatto seguito, sempre nella giornata dell'11 maggio, alla visita di cortesia al presidente della Repubblica nel palazzo di Belem, è stato il primo incontro con la popolazione di Lisbona. In oltre 160 mila hanno affollato il luogo della celebrazione.
Qui Benedetto XVI ha additato a tutti l'esempio dei santi portoghesi, Verissimo, Massima e Giulia, san Vincenzo, sant'Antonio, san Giovanni di Brito e san Nuno di Santa Maria. Nonostante non le manchino "figli riottosi e persino ribelli", ha ricordato il Pontefice, è nei santi che "la Chiesa riconosce i propri tratti caratteristici e, proprio in loro, assapora la sua gioia più profonda. Li accomuna tutti la volontà di incarnare il Vangelo nella propria esistenza". I santi portoghesi, quindi, per ricordare che "chi crede in Gesù non resterà deluso: è Parola di Dio, che non si inganna né può ingannarci". "Fissando lo sguardo sui propri santi - ha aggiunto il Papa - questa Chiesa locale ha giustamente concluso che oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell'economia, nella politica". Tuttavia, ha avvertito, "spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?". Perché ciò non accada, "bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l'evento della morte e risurrezione di Cristo. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa. C'è dunque un vasto sforzo capillare da compiere affinché ogni cristiano si trasformi in un testimone in grado di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima". Il Papa ha ricordato il "glorioso posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall'azione missionaria portoghese". Così come in passato "oggi, partecipando all'edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa".
Al termine della messa Benedetto XVI ha ricordato il monumento a Cristo Re, fatto erigere a Lisbona dai vescovi portoghesi in seguito ad un voto, espresso a Fatima il 20 aprile 1940, sul non ingresso del Paese nella seconda guerra mondiale. Ultimo atto della prima giornata portoghese del Papa una serenata, sotto la nunziatura apostolica, da parte dei giovani. Un modo simpatico e affettuoso per augurargli la buonanotte.

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PAPA IN PORTOGALLO - Il sentiero della verità

Il secondo giorno con l’arrivo a Fatima

Un incontro con il mondo della cultura a Lisbona, di mattina, e poi lo spostamento, nel pomeriggio, a Fatima, dove ha visitato la cappellina delle apparizioni, celebrato i Vespri con il clero e i religiosi, benedetto le fiaccole nella spianata del Santuario e recitato il rosario. Sono questi i momenti salienti della seconda giornata (12 maggio) di Benedetto XVI in Portogallo.

La ricerca della verità. "Oggi la cultura riflette una 'tensione', che alle volte prende forme di 'conflitto', fra il presente e la tradizione". Lo ha detto il Papa incontrando il mondo della cultura nel Centro culturale di Belém di Lisbona. "La dinamica della società - ha spiegato - assolutizza il presente, staccandolo dal patrimonio culturale del passato e senza l'intenzione di delineare un futuro". Ciò tuttavia "si scontra con la forte tradizione culturale del popolo portoghese, profondamente segnata dal millenario influsso del cristianesimo e con un senso di responsabilità globale". Una tradizione che "ha dato origine a ciò che possiamo chiamare una 'sapienza', cioè, un senso della vita e della storia di cui facevano parte un universo etico e un 'ideale' da adempiere da parte del Portogallo". "Questo 'conflitto' fra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità, ma unicamente questa - ha ammonito il Papa - può orientare e tracciare il sentiero di un'esistenza riuscita, sia come individuo sia come popolo. Infatti un popolo, che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia". "La Chiesa - ha ribadito il Pontefice - ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere sveglia la ricerca della verità e, conseguentemente, di Dio".

Una rosa d'oro. "Ringrazio tutti coloro che, ogni giorno, pregano per il successore di Pietro e per le sue intenzioni affinché il Papa sia forte nella fede, audace nella speranza e zelante dell'amore".
È un passo della preghiera alla Madonna pronunciata dal Pontefice a Fatima, durante la visita alla cappellina delle apparizioni nella Spianata del Santuario. Nella speciale preghiera rivolta alla Madonna, il Pontefice ha voluto ricordare il suo predecessore, Giovanni Paolo II, che ha visitato tre volte Fatima e ha ringraziato per quella "mano invisibile" che "lo ha liberato dalla morte nell'attentato del 13 maggio, in piazza san Pietro, quasi trent'anni fa. Al termine della preghiera, Benedetto XVI ha consegnato al Santuario di Fatima una "Rosa d'oro", portata da Roma come "omaggio di gratitudine del Papa per le meraviglie che l'Onnipotente ha compiuto per mezzo di te, nei cuori di tanti che vengono pellegrini a questa tua casa materna".

Fedeltà e testimonianza. "La principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell'altare, dev'essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore".
Lo ha sostenuto il Pontefice, celebrando i vespri con i sacerdoti, religiosi, seminaristi e diaconi nella chiesa della Ss. Trindade di Fatima. "Sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalista e di una religiosità superficiale", ha affermato il Pontefice. In un mondo in cui "molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna", per il Papa è "grande il bisogno" della "testimonianza" delle persone consacrate, perché "gli uomini sono chiamati ad aderire alla conoscenza e all'amore di Dio, e la Chiesa ha la missione di aiutarli in questa vocazione". Soprattutto, Benedetto XVI ha invitato i preti a riservare "particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che è proprio di un ministro di Gesù Cristo". Per il Papa, "è il momento di assumere, insieme con il calore della fraternità, il fermo atteggiamento del fratello che aiuta il proprio fratello a restare in piedi". "Possa la Chiesa essere rinnovata da santi sacerdoti, trasfigurati dalla grazia di Colui che fa nuove tutte le cose". È stato l'auspicio espresso dal Pontefice, durante l'atto di affidamento e consacrazione dei sacerdoti al cuore immacolato di Maria, subito dopo la celebrazione dei vespri.

Alimentare la fiamma. "Non abbiate paura di parlare di Dio e di manifestare senza vergogna i segni della fede, facendo risplendere agli occhi dei vostri contemporanei la luce di Cristo".
È l'appello lanciato da Benedetto XVI, durante la benedizione delle fiaccole sulla spianata del Santuario di Fatima, dove si è svolta la processione "aux flambeaux". "Nel nostro tempo, in cui la fede in ampie regioni della terra rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata, la priorità al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l'accesso a Dio", ha ribadito Benedetto XVI. Invitando i fedeli alla recita del rosario, Benedetto XVI ha ammesso: "Sento che mi accompagnano la devozione e l'affetto dei fedeli qui convenuti e del mondo intero". E poi ha concluso: "Porto con me le preoccupazioni e le attese di questo nostro tempo e le sofferenze dell'umanità ferita, i problemi del mondo".

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PAPA IN PORTOGALLO - Ciò che affascina

Il terzo giorno a Fatima

La messa celebrata alla spianata del santuario di Fatima, l'incontro con i rappresentanti delle organizzazioni della pastorale sociale del Portogallo e quello con i vescovi sono stati al centro della terza giornata (13 maggio) del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo.

Il Papa pellegrino. "Anch'io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa 'casa' che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni". Lo ha sostenuto il Papa nell'omelia della messa sulla spianata del santuario di Fatima. "Sono venuto a Fatima - ha spiegato - per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione", perché "verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante"; per pregare "per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze".
Secondo il Pontefice, "la fede in Dio apre all'uomo l'orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l'abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell'Amore che sostiene il mondo". Di questa "speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri" sono "esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un'offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio". "Si illuderebbe - ha poi avvertito il Papa - chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l'umanità sin dai suoi primordi". "L'uomo - ha osservato - ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima". "Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull'altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo - ha evidenziato il Santo Padre -, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l'Amore di Dio che arde nel suo".

Come il buon samaritano. Incontrando i rappresentanti delle organizzazioni della pastorale sociale del Portogallo, Benedetto XVI ha richiamato la figura del "buon samaritano", immagine di Gesù "che si fa vicino ad ogni uomo e lo conduce all'albergo, che è la Chiesa". Il Papa ha motivato il perché dell'attenzione agli altri: "L'amore incondizionato di Gesù che ci ha guarito - ha affermato - dovrà ora trasformarsi in amore donato gratuitamente e generosamente, mediante la giustizia e la carità". I destinatari di questa attenzione particolare sono "i poveri, i malati, i detenuti, quelli che vivono da soli e abbandonati, le persone disabili, i bambini e i vecchi, i migranti, i disoccupati e quanti patiscono bisogni che ne turbano la dignità di persone libere". A giudizio del Santo Padre, "l'attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l'opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa". Benedetto XVI ha anche osservato che oggi "spesso non è facile arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l'attività apostolica. La pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati".

Senza bavagli. "Mantenete viva la dimensione profetica, senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché la parola di Dio non è incatenata!". È stata l'esortazione più forte che Benedetto XVI ha rivolto ai vescovi del Portogallo, incontrandoli a Fatima nella sala conferenze della Casa di "Nossa Senhora do Carmo". "C'è bisogno - ha detto il Santo Padre - di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all'ispirazione cristiana". In questi contesti, l'evangelizzazione - ha detto il Papa - ha bisogno di "un vero ardore di santità". "Il richiamo coraggioso e integrale ai principi - ha osservato il Papa - è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l'incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui".

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PAPA IN PORTOGALLO - Le attese e le certezze

Il quarto giorno: l'incontro a Oporto

Nell’ultimo giorno del suo viaggio apostolico in Portogallo, il 14 maggio, Benedetto XVI è giunto a Porto, dove di mattina ha celebrato l’eucaristia nel Grande Piazzale di Avenida dos Aliados. Dopo la santa messa ha rivolto un saluto ai fedeli riuniti nella stessa Avenida dos Aliados. Poi si è recato all’Aeroporto internazionale di Porto, dove si è svolta la cerimonia di congedo, prima di ripartire per Roma.

Missione improrogabile. Riprendendo il passo degli Atti degli apostoli in cui Mattia fu associato agli undici apostoli, il Papa, nell’omelia della messa a Porto, ha ricordato le parole di Pietro: “Bisogna che uno divenga testimone, insieme a noi, della risurrezione”. L’attuale Successore di Pietro, ha affermato il Papa, “ripete a ciascuno di voi: Miei fratelli e sorelle, bisogna che diventiate con me testimoni della risurrezione di Gesù”. Il cristiano, infatti, “è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo”. Questa è “la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale: ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto, affinché ogni situazione di indebolimento e di morte sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita”. Bisogna diventare “portatori di Gesù risorto nel mondo, recandolo ai diversi settori della società e a quanti in essi vivono e lavorano”. “Per esperienza personale e comune – ha sostenuto il Pontefice -, sappiamo bene che è Gesù colui che tutti attendono. Infatti le più profonde attese del mondo e le grandi certezze del Vangelo si incrociano nell’irrecusabile missione che ci compete, poiché ‘senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia’”. Tuttavia, “se questa certezza ci consola e ci tranquillizza, non ci esime dall’andare incontro agli altri. Dobbiamo vincere la tentazione di limitarci a ciò che ancora abbiamo, o riteniamo di avere, di nostro e di sicuro: sarebbe un morire a termine, in quanto presenza di Chiesa nel mondo, la quale, d’altronde, può soltanto essere missionaria nel movimento diffusivo dello Spirito”.

Nuove sfide. Sin dalle sue origini, ha sottolineato il Santo Padre, “il popolo cristiano ha avvertito con chiarezza l’importanza di comunicare la Buona Novella di Gesù a quanti non lo conoscevano ancora”. In questi ultimi anni, però, “è cambiato il quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell’umanità; oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli. Il campo della missione ad gentes si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche; in effetti ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell’azione missionaria del popolo di Dio”. Benedetto XVI ha anche rivolto un saluto alla gente riunita in piazza: “Sono felice di trovarmi in mezzo a voi e vi ringrazio per la festosa e cordiale accoglienza che mi avete riservata nella città di Porto, la ‘Città della Vergine’. Alla sua materna protezione affido le vostre vite e famiglie, le vostre comunità e strutture al servizio del bene comune, in particolare le università di questa città i cui studenti si sono dati appuntamento qui e mi hanno manifestato la loro gratitudine e la loro adesione al magistero del Successore di Pietro”.

Lievito della società. “Al termine della mia visita, rivive nel mio spirito la densità di tanti momenti vissuti in questo pellegrinaggio in Portogallo”. Sono le parole del Papa al momento del congedo all’aeroporto. Dopo aver espresso a tutti la sua “sincera gratitudine”, il Pontefice ha esortato: “Non cessi di crescere tra voi la concordia, che è essenziale per una salda coesione, via necessaria per affrontare con responsabilità comune le sfide che vi stanno dinnanzi. Continui questa gloriosa Nazione a manifestare la grandezza d’animo, il profondo senso di Dio, l’apertura solidale, retta da principi e valori impregnati di umanesimo cristiano”. A Fatima, ha confidato, “ho pregato per il mondo intero chiedendo che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un maggiore rispetto reciproco e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio, nostro Padre che è nei cieli”. È stata per Benedetto XVI “una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità ecclesiale portoghese”: “Ho potuto vedere l’entusiasmo dei bambini e dei giovani, la fedele adesione dei presbiteri, dei diaconi e dei religiosi, la dedizione pastorale dei vescovi, la voglia di ricercare la verità e la bellezza evidente nel mondo della cultura, la creatività degli operatori della pastorale sociale, il vibrare della fede dei fedeli nelle diocesi che ho visitato”. “Il mio desiderio – ha concluso - è che la mia visita divenga incentivo per un rinnovato ardore spirituale e apostolico. Che il Vangelo venga accolto nella sua integralità e testimoniato con passione da ogni discepolo di Cristo, affinché esso si riveli come lievito di autentico rinnovamento dell’intera società!”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Raffa,ti segnalo da messa in latino:
http://blog.messainlatino.it/2010/05/indagine-sulla-pedofilia-nella-chiesa.html
Qui la recensione:
http://fedecultura.com/IndaginesullapedofilianellaChiesa.aspx
Alessia