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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO: "LUCE DEL MONDO. IL PAPA, LA CHIESA, I SEGNI DEI TEMPI. UNA CONVERSAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON PETER SEEWALD." (LEV)
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PAPA: NON RIFORMA LA MORALE MA CI INSEGNA LA MISERICORDIA
(AGI) - CdV, 23 nov.
(di Salvatore Izzo)
Da "panzer kardinal" a riformatore della morale. E poi di nuovo severo censore dell'ortodossia e fustigatore dei costumi, come lo dipingevano i giornali di sinistra ai tempi nei quali era prefetto dell'ex Sant'Uffizio.
E' durata poco la nuova immagine mediatica di Benedetto XVI: e' bastato che, dopo tre giorni nei quali e' stato anticipato tutto quello che di nuovo c'e' nel libro "Luce del mondo", qualcuno scoprisse anche le righe sull'omosessualita', che come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica resta "moralmente inaccettabile". E che, parlando ovviamente senza aver potuto ancora leggere il testo completo, che porge un abbraccio a chi vive con sofferenza questa condizione, un po' di politici e opinionisti cominciassero a esternare.
Ma, come ha spiegato oggi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, "c'e' un genere del Magistero, quello dei documenti, e un linguaggio colloquiale, volutamente semplice, quello di un'intervista. E questa volta il Papa, ha scelto di parlare a tutti, rispondere alle domande che chiunque vorrebbe fargli".
Dunque non c'e' - e non potrebbe esserci - nessuna rivoluzione dottrinale nell'intervista concessa a Peter Seewald, nonostante i tentativi di trovarcela: il Pontefice avrebbe a disposizione altri strumenti se volesse cambiare un punto del catechismo (e in merito, nella conversazione con il giornalista tedesco, definisce bene i limiti di questa possibilita' che pure rivendica, produzione di dichiarazioni infallibili").
Ugualmente nel volume arrivato oggi nelle librerie c'e' pero' tanto di nuovo: un Papa davvero inedito per le confidenze alle quali si abbandona, sincero in modo disarmante, chiaro nei ragionamenti e nelle posizioni ma cio' malgrado davvero comprensivo con tutti. Ai divorziati risposati promette di voler riflettere ancora sulla loro condizione, che li esclude dall'Eucaristia, e sottolinea che molti matrimoni falliti in realta' potrebbero essere anche nulli perche' "nell'odierno groviglio di opinioni e in una costellazione totalmente mutata, e' piu' facile che si creda che corrisponde maggiormente alla normalita' rompere un matrimonio. E allora e' necessario chiedersi come riconoscere la validita' e come sia possibile operare per una guarigione". L'omosessualita' e' "una grande prova", spiega, di fronte alla quale una persona puo' trovarsi, "cosi' come una persona puo' dovere sopportare altre prove". Ma "non per questo diviene moralmente giusta".
E la stessa misericordia invita ad avere verso i sacerdoti che lasciano perche' innamorati: "laddove un sacerdote vive insieme a una donna si deve esaminare se esista una vera volonta' matrimoniale e se i due possano contrarre un buon matrimonio. Se cosi' fosse, dovranno imboccare quella strada".
E l'ottica della misericordia il Papa teologo la applica anche alla spinosa questione dei preservativi. In merito, padre Lombardi ha chiarito oggi che il riferimento alla prostituzione di sesso maschile (presente nella versione tedesca, quella che fa fede) non modifica il senso dell'affermazione del Pontefice sulla possibilita' che l'uso del preservatiovo possa essere morale.
"Ridurre l'intera intervista a una frase estrapolata dall'insieme del pensiero di Benedetto XVI sarebbe un'offesa all'intelligenza del Papa e una gratuita strumentalizzazione delle sue parole", ha tenuto pero' a sottolineare l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, incaricato dalla Sala Stampa della Santa Sede di presentare ai giornalisti il libro.
"Il raggio d'azione su cui verte l'intervista - ha osservato il presule - e' vasto, sembra che nulla sfugga alla curiosita' di Peter Seewald che vuole entrare fino nelle pieghe della vita personale del Papa, nelle grandi questioni che segnano la teologia del momento, le diverse vicende politiche che accompagnano da sempre le relazioni tra diversi Paesi e, infine, gli interrogativi che spesso occupano gran parte del dibattito pubblico. Siamo dinanzi a un Papa che non si sottrae a nessuna domanda, che tutto desidera chiarificare con un linguaggio semplice, ma non per questo meno profondo, e che accetta con benevolenza quelle provocazioni che tante questioni possiedono".
Un uomo, peraltro,che coltiva un sano realismo. "Stalin - dice - aveva effettivamente ragione quando diceva che il Papa non ha divisioni e non puo' intimare o imporre nulla. Non possiede nemmeno una grande impresa, nella quale, per cosi' dire, tutti i fedeli della Chiesa sarebbero suoi dipendenti o subalterni. In questo senso, da un lato il Papa e' una persona assolutamente impotente". Un Pontefice che non intende affatto abdicare dalle sue responsabilita' di "responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identita'". Ripercorrendo tutta la sua vita all'interno della Chiesa (da giovane perito al Concilio a prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, alle prese con le deviazioni e gli errori dei suoi colleghi teologi) e dice: "una lunga esperienza forma anche il carattere, forgia il pensiero e l'azione".
E se "un'esistenza vissuta sempre e soltanto 'contro' sarebbe insopportabile, allo stesso tempo - confida - ho sempre avuto presente, anche se in misura diversa, che il Vangelo si trova in opposizione a costellazioni potenti. Nella mia infanzia e nella mia adolescenza, fino alla fine della guerra, ovviamente - ricorda - questo e' stato evidente in modo particolare".
"A partire dal 1968 - poi - la fede cristiana e' entrata in contrasto con un nuovo progetto di societa' e ha dovuto fronteggiare idee ostentate con prepotenza. Sopportare attacchi ed opporre resistenza quindi fa parte del gioco; e' una resistenza, pero', tesa a mettere in luce - assicura Ratzinger - cio' che vi e' di positivo".
In "Luce del mondo", insomma, Benedetto XVI mostra un volto molto simile a quello di Giovanni XXIII, compiendo come lui lo sforzo di distinguere sempre il peccato dal peccatore. E come Giovanni Paolo II (del quale da cardinale condivise i 'mea culpa' pronunciati in occasione del Grande Giubileo) non ha paura di mettersi in discussione. "Dal punto di vista giornalistico il viaggio in Africa e' stato del tutto oscurato da un'unica mia frase", ammette a proposito della risposta che diede nel 2009 in volo verso il Camerun (che fu letta in modo parziale e solo per questo appare ora speculare alla nuova risposta sui preservativi). Ed ammette anche di aver sbagliato il tono nel discorso di Ratisbona (non la sostanza, ovviamente). "Avevo concepito quel discorso - rivela - come una lezione strettamente accademica, senza rendermi conto che il discorso di un Papa non viene considerato dal punto di vista accademico, ma da quello politico". Non si considerarono pero' i particolari, e "fu invece estrapolato un passo e dato ad esso un significato politico, che in realta' non aveva". Nel libro, e qui torna la somiglianza con Giovanni XXIII, il Papa del Concilio, e con Giovanni Paolo II che seppe far cadere Benedetto XVI confida anche le sue "speranze".
Una riguarda l' "unificazione" della Chiesa in Cina, divisa tra ufficiale e clandestina, possa avvenire durante il suo pontificato. Un segnale importante in questa direzione, per Benedetto XVI, sono le ordinazioni di vescovi approvati da Roma. "Anche se sorgeranno sempre nuove difficolta' - spiega - si ha la grande speranza di poter superare definitivamente questa divisione.
E' un obiettivo che mi sta particolarmente a cuore e per il quale prego ogni giorno il Signore". "Matura sempre piu' il contesto in cui potra' avvenire", sottolinea, anche l'incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca, che Benedetto XVI "spera" di realizzare durante il proprio pontificato ma per questo, osserva, "dipende da quanti anni di vita mi concedera' ancora il buon Dio". "Direi di si"', risponde infatti il Pontefice alla domanda se sia possibile "un incontro non troppo lontano tra Roma e Mosca".
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