sabato 6 febbraio 2010

Vicenda Boffo, veleni e sospetti. Il Pontefice vuol vederci chiaro


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Vicenda Boffo, veleni e sospetti Il Pontefice vuol vederci chiaro

ROMA «È ovvio che il Papa sappia ciò che succede e sia informato della realtà»: per la prima volta in due settimane, padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, è intervenuto, seppur in maniera laconica, sulla nuova ondata di veleni e sospetti che continuano a rincorrersi sul «caso di Dino Boffo», il direttore di "Avvenire" dimessosi dopo essere stato attaccato, per una sua passata condanna giudiziaria, dal "Giornale" di Vittorio Feltri.
Lombardi non ha aggiunto una parola, ma Benedetto XVI – come già era avvenuto l'estate scorsa – avrebbe chiesto ai suoi collaboratori elementi di valutazione per decidere se sia il caso di intervenire.
L'impressione – osserva qualcuno in Vaticano – è di trovarsi di fronte a un "remake" di quanto già successo quattro mesi fa. Anche allora, circolò l'ipotesi che dietro la campagna del "Giornale", ci fosse un regolamento di conti interno alla Chiesa, con il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, deciso a porre fine all'era dell'ex presidente della Cei, Camillo Ruini, e a ridimensionare l'autonomia del suo successore Angelo Bagnasco, silurando Boffo, loro stretto collaboratore. Cei da una parte, Vaticano dall'altra, suggerivano le ricostruzioni estive; il Papa chiese di documentarsi e poi intervenne esprimendo la sua solidarietà a Boffo e alla Cei, mentre il portavoce vaticano, padre Lombardi, smentì seccamente ogni divisione interna alla Chiesa.
Lo stesso Bertone telefonò al direttore di "Avvenire". Le congetture sono però ricominciate il 23 gennaio scorso, all'indomani della riconferma di Bertone (ormai in età di pensione) nel suo ruolo di segretario di Stato vaticano, mentre altri porporati vaticani sono dati in partenza, primo fra tutti il Prefetto della Congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re.
Una sorta di malessere nei palazzi di Curia e negli uffici della Cei è comunque percepibile. Dice mons. Arrigo Miglio, responsabile Cei per i problemi sociali e del lavoro, che la Chiesa sarebbe però «molto più danneggiata se quando ci sono cose che non vanno tentasse di nasconderle».

© Copyright Gazzetta del sud, 6 febbraio 2010

1 commento:

gianniz ha detto...

Per farmi un'opinione, la più possibile "libera", mi interessano i fatti più che i ‘si dice’.
Uno dei pochi fatti concreti è che tutto questo è ri-scoppiato all'indomani della conferma di Bertone.

Oltre a questo, mi frullano due domande dentro la testa.
E’ possibile che l'unico strumento per farsi ‘le scarpe’ tra VIP (Importanti Prelati Vaticani), dentro l’apparato, sia quello di spifferare piccoli e grandi segreti alla stampa "estera" (così poco amichevole e obiettiva con gli affari di Chiesa e di vaticano)?
E’ possibile che questa ‘intellighentia’ sia così poco ‘intelligente’? e così tanto malevola?
Può essere?
Se è così, si conferma ancora una volta quello che quaranta anni fa, circa, Papa Benedetto ha scritto.
Due sono, nella Bibbia, “le modalità di manifestazione di Dio nel mondo”: l’infinitesimamente grande, “la grandiosità e la perfetta logicità del mondo”, e l’infinitesimamente piccolo, “la nota dell’infimo che è completamente insignificante”.
Ed elenca le forme di questo ‘infimo’: “la terra, un nulla sperduto nel cosmo, […] Israele, […] Nazaret, […] la croce, […] la chiesa, questa problematica formazione insorta nella nostra storia che però rivendica il diritto di essere la sede perenne della sua rivelazione. […] Infatti proprio al momento in cui […] la chiesa riteneva di aver strappato i veli di questo occultamento [di Dio] e di poter presentarsi direttamente come ‘porta del cielo’ e ‘casa di Dio’ essa era divenuta ancora una volta e quasi ancor più di prima un ‘incognito’ di Dio, un travestimento dietro il quale era difficile ritrovarlo” (Introduzione al Cristianesimo pagg. 205/206).

In questi tempi e giorni, più che mai!