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Vaticano/ Su caso Boffo silenzio, il Papa contro le lotte di potere

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Silenzio, o quasi.
Passano le ore, i 'rumors' sul ruolo che la Segreteria di Stato avrebbe svolto nell'estromissione di Dino Boffo da 'Avvenire' si rincorrono sui giornali degli orientamenti più diversi, ma dal Vaticano non filtra alcun commento ufficiale.
"Se ci imbarchiamo nel botta-e-risposta è finita", taglia corto un prelato di alto grado che preferisce rimanere anonimo. Silenzio, dunque, ma non proprio. A parlare, in realtà, è il Papa in persona.
Non per criticare qualcuno o difendere qualcun'altro. Non certo per controbattere alle accuse di Vittorio Feltri e del 'Foglio' o per difendere il direttore dell''Osservatore romano' Vian e il cardinal Bertone, confermato 'sine die', solo pochi giorni fa, al posto di Segretario di Stato vaticano.
No, il Papa parla di San Domenico.
Si rivolge ai pellegrini giunti a Roma per l'udienza generale del mercoledì e ricorda che il fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori fu eletto canonico del capitolo della Cattedrale nella sua diocesi di origine e "anche se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nella Chiesa e nella società, egli non la interpretò come un privilegio personale, né come l'inizio di una brillante carriera ecclesiastica, ma come un servizio da rendere con dedizione e umiltà. Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere - ha aggiunto Benedetto XVI - una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa?". Benedetto XVI non specifica altro, ma è un fatto che le sue parole cadono nel mezzo di una battaglia che si nutre anche di maldicenze e vendette tra uomini di Chiesa.
E' lo stile di Ratzinger.
A settembre scorso, pochi giorni dopo lo scoppio dell'affaire Boffo, aveva criticato coloro che, nella Chiesa, "lavorano per se stessi e non per la comunità". Prima ancora, quando si scatenò la bufera sul caso dei lefebvriani, invitò i vescovi di tutto il mondo a non "mordersi e divorarsi a vicenda".
Oggi, di nuovo, le critiche alle lotte di potere, ma nulla di più.
Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto uscente della Congregazione dei vescovi, spiega che è in corso "una squallida manovra ordita da chissà chi".
E nella giornata di ieri la Segreteria di Stato ha valutato l'ipotesi di smentire le ricostruzioni giornalistiche. Ma oggi, di fronte al dilagare di articoli e commenti, ha optato per la prudenza. Nessuna risposta a chi accenna alle dimissioni di Vian, nessun commento ai retroscena che vogliono un Ruini in vena di vendette nei confronti di Bertone, nessun fianco a chi vuole risolvere in 'redde rationem' intra-ecclesiale una campagna stampa nata, contro Boffo, sul 'Giornale' della famiglia Berlusconi.
Meglio il silenzio.
Meglio evitare - si ragiona ai piani alti del Palazzo Apostolico - di farsi cogliere in fallo di reazione. Meglio soprassedere, almeno per ora, all'ipotesi di una querela. Si cita Andreotti, che in ottant'anni non ha mai querelato un giornale. Soprattutto, meglio non perdere di vista che l'attacco, alla fine, colpisce la Chiesa. "Se se ne indebolisce l'immagine, se ne indebolisce il ruolo", nota un vescovo di peso della Curia. "I peccatori ci sono, ma qui si mette in discussione l'istituzione", aggiunge. Una replica alle critiche? Una reazione? Una smentita? "E' ora di terminare...".

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