martedì 16 marzo 2010

Una testimonianza del 1943. Bombe sul Vaticano (Lina Vagni Sansone)


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Una testimonianza del 1943

Bombe sul Vaticano

di Lina Vagni Sansone

Come testimone oculare - nella mia infanzia vissuta nel trascorso periodo bellico - ricordo un gravissimo episodio avvenuto il 5 novembre 1943 alle ore 23.30 in una notte di plenilunio che - nonostante l'oscuramento vigente su Roma "città aperta" - illuminava a giorno la cupola della basilica di San Pietro. Cupola ben visibile dalle finestre della nostra abitazione di Largo Trionfale, situata a circa cinquecento metri dalle Mura Leonine e che è rimasta ben impressa nella mia memoria insieme ai drammatici avvenimenti che seguirono.
Proprio in quell'ora notturna, con la mia famiglia eravamo lì radunati, al buio per via dell'oscuramento, a guardare dalle finestre della sala da pranzo lo spettacolo della bella cupola illuminata dalla luna, in quel triste scenario di una città spenta per via del coprifuoco. A un tratto, sopra le nostre teste, sentimmo il rombo di un aereo che volava a bassa quota sulla nostra abitazione. Abituati, in quell'epoca, a improvvisi bombardamenti aerei, lì per lì non ci preoccupammo perché la sirena che dava l'allarme per le incursioni aeree non aveva suonato, perciò, evidentemente, era un aereo "amico", cioè tedesco.
Questo aereo, però, non era di passaggio ma, curiosamente, iniziò a girare diverse volte sopra di noi a quota sempre più bassa. Mio padre che aveva fatto la prima guerra mondiale sulla Marna, in Francia, e in Italia sul glorioso monte San Michele teatro di eroiche gesta (nelle quali fu anche gravemente ferito), subodorò qualcosa di anomalo in questo comportamento del pilota e intimò a tutta la famiglia di gettarsi subito a terra coprendoci con le mani la testa a mo' di riparo da eventuali cadute di calcinacci e rifugiandoci sotto un grande tavolo.
Ci eravamo appena riparati in gran fretta che, fulmineamente, l'aereo si gettò in picchiata e sentimmo sganciare una bomba nelle immediate vicinanze. L'operazione fu ripetuta, in picchiata, altre due volte: in totale tre bombe furono sganciate dall'aereo tedesco e senza che nessun allarme suonasse, né che la contraerea intervenisse. Nel nostro quartiere non vi furono danni, né tracce di questo breve bombardamento: cosa molto strana. Ma il mattino dopo sapemmo che erano state sganciate ben tre bombe sulla piccola Città del Vaticano.
Unica testimonianza di questo inaudito atto di intimidazione verso Papa Pio XII - in un inspiegabile silenzio generale che dura ancor oggi - sono gli evidenti segni lasciati dalle schegge delle bombe tedesche sganciate anche sulla vecchia stazione ferroviaria del Vaticano. Fortunatamente ancora visibili, come rilevò - in un'intervista televisiva dello scorso anno - un anziano capostazione, in servizio all'epoca. Mio padre era nel Partito d'Azione, come moltissimi democristiani dell'epoca - sempre in "silenzio" e con molta discrezione pur rischiando la vita e con l'appoggio e la simpatia di Papa Pio XII - per la liberazione di Roma dalle truppe tedesche: le stesse che avevano rastrellato gli ebrei di Roma. Che dire? Il "connivente" Pontefice rischiò di vedere bombardata la sacra basilica, la tomba del Principe degli Apostoli, per il suo "complice silenzio"!

(©L'Osservatore Romano - 15-16 marzo 2010)

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