venerdì 18 giugno 2010
Il Vaticano vuol far luce sulle case della "cricca" (Andrea Gagliarducci)
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Il Vaticano vuol far luce sulle case della "cricca"
Sotto osservazione il patrimonio di Propaganda Fide. Secondo alcune stime le proprietà dell'ente varrebbero 9 miliardi. Cambio al vertice. Il cardinale Dìas potrebbe lasciare.
Andrea Gagliarducci
Ri-organizzazione: è la parola d'ordine in Vaticano, per quanto riguarda il settore finanziario. Tagliare i «rami secchi», ridefinire i paletti per contrastare una gestione di alcuni a volte considerata troppo personalistica, e quindi avviarsi verso una completa trasparenza, che metta al riparo da qualunque scandalo. Non è un'operazione avviata nel momento in cui lo scandalo delle case assegnate da Propaganda Fide è scoppiato.
Ma, di certo, la situazione non è piaciuta ai piani alti della Segreteria di Stato: il Papa è stato personalmente informato dal cardinal Bertone, segretario di Stato, ed ha anche incontrato giorni fa il cardinal Dìas, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide. Comprendere a fondo in che modo avverrà la ri-organizzazione è difficilissimo. Sembra certa la sostituzione del cardinal Ivan Dìas: non perché abbia fallito nel suo compito, ma semplicemente perché molto malato. Meno certo è l'avvicendamento di Dìas con Filoni, attuale sostituto della Segreteria di Stato: un uomo di Bertone, senza dubbio, ma anche un uomo con il quale Bertone ha avuto delle frizioni.
La destinazione a nuovo incarico è attesa, ma è difficile che gli possa venire affidato un incarico così delicato. Perché la questione di Propaganda Fide è molto complessa: il patrimonio immobiliare della Congregazione è stimato da alcuni in 9 miliardi di euro, ma da «dentro» fanno sapere che la cifra è «gonfiata», perché si attribuiscono alla Congregazione anche immobili di altre congregazioni religiose. Fatto sta che, arrivato alla poltrona di «Papa rosso», il cardinal Sepe, predecessore di Dìas, ora a Napoli, si trovò a dover far fruttare il patrimonio immobiliare, ed era nelle sue prerogative decidere personalmente l'assegnazione delle case. Come era nelle sue prerogative diversificare gli investimenti, affidandoli a Francesco Silvano, finanziere di sua fiducia. Come «Papa rosso», Dìas si è trovato i faldoni della gestione Sepe e quelli della precedente gestione Tomko (riguardante gli anni di preparazione al Giubileo) da compulsare, e ha cominciato l'operazione pulizia.
Un lavoro di ri-organizzazione da tempo avviato all'Apsa (l'ufficio che si occupa dell'amministrazione del patrimonio della Santa Sede) dal suo presidente, il cardinale Nicora. Probabilmente da settembre le due sezioni di lavoro dell'Apsa si accorperanno in una sola: un modo per unificare ancora di più la gestione. Interessante l'intervista che Nicora ha dato alla trasmissione Report: alcuni in Vaticano sostengono che sia stata spinta direttamente da Bertone, per dimostrare l'interesse della Segreteria di Stato a un'operazione «pulizia e trasparenza». Ma una fonte interna all'Apsa contesta che «le parole di Nicora erano contenute in tre-quattro interventi diversi, non so se fatti direttamente con il giornalista di Report o in occasioni diverse, che poi sono state assemblate». Una dichiarazione che cambierebbe ogni prospettiva.
© Copyright Il Tempo, 18 giugno 2010 consultabile online anche qui.
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1 commento:
Naturalmente chi avesse abusato dei fondi del Dicastero e in generale della Chiesa si assuma le sue responsabilità, e se sono gravi si faccia da parte. Ma non facciamoci trascinare dalla solita demagogia mediatica e leggiamo i dati certi. Un esempio? La CEE (di certo non sospettabile di clericalismo)nell'ambito di una convenzione fiscale ha appena presentato la RELAZIONE UFFICIALE sull'attività della (sola) Chiesa cattolica spagnola nel 2008. Risulta tra l'altro che:
- la sola Chiesa cattolica spagnola impiega più di 45 milioni di ore l'anno nel servizio per gli altri (circa per 15 milioni di persone, di cui 2.800.000 per opere di pura carità e beneficenza);
- fa risparmiare allo Stato spagnolo più di 4 MILIARDI DI EURO L'ANNO;
- OGNI EURO investito nella Chiesa ha reso a parità di servizi PIU' DELLA META' (2,73 EURO) del pari servizio reso a prezzi di mercato.
Qui tutti i dati.
http://revistaecclesia.com/content/view/18551/1/
Alberto
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