giovedì 17 giugno 2010

Padre Luigi Padovese e gli sbadati della Cei: il durissimo commento di Filippo Di Giacomo


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Padre Luigi e gli sbadati della Cei

Filippo Di Giacomo

In un giorno fra i più tristi dei troppi anni in cui si è dilettato a guardare l’Italia dal balcone di Piazza Venezia, proprio nelle ore in cui per boria e insipienza scaraventava il nostro Paese nella fornace della seconda guerra mondiale, pare che Mussolini confidasse ai suoi: «Ho bisogno di qualche migliaia di morti da gettare sul tavolo dei vincitori».
Per chi continua a distrarsi dalla realtà per guardare il mondo soprattutto dai balconi romani, questa deve essere una tentazione dura da cancellare. Dopo che le spoglie di monsignor Luigi Padovese, il vescovo martirizzato a Iskenderun, sono state rimpatriate con una mancanza di sensibilità che oltrepassa il vilipendio di cadavere, lunedì scorso a Milano ai suoi funerali, in tanti si sono dimostrati sbadati.

La Conferenza Episcopale Italiana, se c’era, non era rappresentata da nessuno dei suoi vertici. Per giungere al capoluogo lombardo da Genova, dove risiede il presidente Cei, e da Vicenza (sede di un vicepresidente che sta tentando un revival di protagonismo) il viaggio sarebbe stato breve. Da Roma poi, da dove il segretario generale della Cei monsignor Crociata si assenta spesso per motivi di ufficio, le quattro ore di treno per giungere a Milano non sembrava potessero rappresentare un problema. E neppure i capi della Congregazione per le Chiese Orientali, dicastero dal quale la diocesi di Iskenderun e le altre diocesi turche sono coordinate, hanno affrontato il disturbo per monsignor Padovese.
C’erano gli arcivescovi Bertello e Farah a rappresentare il Papa: il primo è nunzio apostolico in Italia, il secondo è un pensionato che ha servito la diplomazia vaticana anche in Turchia. Ma c’era, soprattutto, quel monsignor Ruggero Franceschini – predecessore e successore del martire Padovese sulla cattedra episcopale insanguinata di Iskenderun - al quale è stato imposto di far leggere in anticipo il suo discorso al cardinale Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo di Milano che, come capo della Chiesa ambrosiana, ha sopperito generosamente alle sapidità degli uomini di quella romana. Franceschini è un frate cappuccino come lo era Padovese. Nelle parole dell’arcivescovo di Milano non si è ascoltato alcun richiamo a questa forte connotazione ideale del martire e della famiglia ecclesiale alla quale apparteneva, né alcun “grazie” all’ordine francescano-cappuccino.
La storia è sempre la solita: i poveri ci mettono i morti, gli altri pensano a tenere occupate le sedie al tavolo dei vincitori. Monsignor Franceschini, dopo aver premesso l’inutilità di un suo elogio funebre per il confratello, «perché chi ha testimoniato con il sangue non ha bisogno di parole e neanche di miracoli», ha chiesto aiuto ai giornalisti (eh sì, proprio a loro) affinché aprano una finestra da cui i cristiani della Turchia siano messi in condizione di raccontare il «dolore della Chiesa che la abita» e possano far sentire «la voce di chi non ha neanche la libertà di gridare la propria pena, la verità e la giustizia, al di là di ogni umana convenienza».

Di “tavoli dei vincitori”, proprio nei giorni del martirio del mite, colto e fraterno padre Luigi abbiamo molto sentito parlare. C’è il tavolo della pizzeria a ridosso del Vaticano dove tonache rosso-porpora (colore che, a parole, simboleggia un giuramento di fedeltà alla Chiesa e al Papa anche a costo dell’effusione del sangue) si incontravano con gli ormai noti “gentiluomini” per ricevere (come ha scritto don Paolo Farinella) «la loro ricompensa di pagani e il ripudio di Dio». Poi abbiamo sentito la descrizione del tavolo ministeriale dove qualcuno si è presentato con la lista dei duemila appartamenti che Propaganda Fide possiede a Roma, lascito di poveri della città eterna a favore dei poveri del mondo, per far fare – dice sempre don Farinella citando il cardinale Siri - «carriere a prelati con la testa svitabile». E poi, come ha detto il coraggioso monsignor Franceschini, «al di là di ogni umana convenienza», c’è il tavolo del ciellino importante che – a gratis – dava appartamenti in Via Giulia solo per non perdere occasione di infangare la Chiesa con ogni sorta di malaffare, siano essi affari giuridici oppure morali.
Nei giorni del lutto di monsignor Padovese, nelle redazioni dei giornali sono arrivate buste con l’intestazione di «30 giorni», rivista che si proclama «nella Chiesa e nel mondo». Contiene un aureo libro, con prefazione di Giulio Andreotti intitolato «Il viaggio del Leader. Muammar Gheddafi in Italia». Sono i discorsi che il complice della vergogna umanitaria più grave della storia italiana recente, ha tenuto nel nostro Paese quando è venuto a prendere i soldi di Giuda per il sangue dei suoi fratelli africani. Forse ha ragione Giuliano Ferrara nel sostenere che esiste una Chiesa disincantata, difficile da abolire solo «con un tratto di irenismo incantato».

© Copyright L'Unità, 17 giugno 2010 consultabile online anche qui.

8 commenti:

Maria R. ha detto...

Mah....dire che si è stati "sbadati" è proprio volere indorare la pillola.
Lo ammetto, cose simili mi lasciano un pò perplessa...io capisco questioni di prudenza e quello che vogliamo, ma non è agendo così che "arginiamo" un problema, anzi, la carneficina continua, alla luce del sole...e certi estremisti, non si trovano solo all'estero...non dimentichiamolo!

Fabiola ha detto...

Tremendo!!! E non in positivo. E' evidente, almeno a me, che non gli interessa tanto mons.Padovese e il suo martirio ma prende, al volo, l'occasione per buttare fango sulla Chiesa, (e sui ciellini, che suscitano sempre tanta avversione in chi scrive su certe testate). Sulla Chiesa che non gli piace e non certo perchè è reticente sulle sofferenze dei cristiani nei paesi musulmani: il giornale per il quale scrive è uno dei maggiori sostenitori di un pregiudiziale filoislamismo.
E poi qualcuno si è lagnato degli articoli cristallini e rispettosissimi di Giuliano Ferrara!

mariateresa ha detto...

mi dispiace: ho letto troppe scemenze di Di Giacomo per prenderlo sul serio. Quando avrò superato il pregiudizio ve lo dirò.
Ma credo che ci vorrà del tempo.

raffaele ibba ha detto...

Sapete, mi lasciano perplesso, sempre, i commenti "a coté" del potere.
E di ogni potere, beninteso.
Trovo il signor Berlusconi e la sua ghenga quanto di più vergognoso e cattivo l'Italia abbia avuto in tutta la sua storia, fatta eccezione per Mussolini post 1938 (dove non so se predominava il servilismo, la viltà o la stupidità vigliacca).
Ma trovo anche inutilmente piccanti gli attacchi alla Curia romana che non entrano "nel merito".
Il merito di mons. Padovese è un martirio che non cerca scuse. La vicenda ha senso solo nell'ambito del medio oriente e, in particolare, del prossimo Sinodo del medio oriente. Ha senso nell'ambito di tutta una serie di mondi cristiani massacrati dalla politica di potenza e coloniale dello stato di Israele e del blocco Usa-GB. Ha senso nell'ambito di politiche "commerciali" vili e subalterne, come quelle dell'Italia del signor Berlusconi del signor Tremonti e della signora Marcegaglia verso i mondi petroliferi e di finanzieri pirati e banditi come il signor Gheddafi (ed il signor Putin).
La Chiesa di Roma fa quello che fa da 2000 anni, circa. Cerca di difendere il "deposito di fede" senza incarnarsi in una vicenda politica o in una angoscia del momento.
Ma qui ci sono morti!
E quanti ce ne sono, nel mondo. L'Osservatore Romano è stato l'unico giornale ha ricordare i morti della Blood Sunday o i quaranta massacrati dalle gang di trafficanti di droga.
Mons. Padovese è stato ricordato e sempre verrà ricordato, come Oscar Arnulfo Romero, Helder Camara, Andrea Santoro, ed oò vero e proprio genocidio di cristiani in Iraq dovuto alle demenziale e malvagia politica Usa nel vicino Oriente.
La Curia è piena di difetti e di persone che confondono, spesso, l'amicizia con il papa con l'amicizia con i potenti. Situazioni e debolezze umane cui è, umanamente, molto difficile mettere rimedio (perché i poteri umani sono inerziali e fanno ostacolo solo con la loro pesantezza).
Ci sono troppi cardinali che confondono Gesù Cristo con l'ultimo palazzinaro venditore di fumo.
Ma questo non autorizza a fare di ogni erba un fascio, nè a confondere una prudenza che mira a limitare i danni, enormi, che le politiche occidentali fanno ai cristiani ed a Cristo nel vicino Oriente. Non autorizza a parlare a vanvera, ma a fare nomi e cognomi, se si ha il coraggio e la forza di farli.
Ma in Gesù Cristo, non nel pettegolezzo che mira a confermare spostando solo l'accento dell'attenzione al potere.
ciao
r

Anonimo ha detto...

Il commento di Raffaele mi pare fuori fuoco, e di molto.
Non nascondiamo dietro la inettitudine di certa diplomazia vaticana, dietro la pochezza farisaica di certi prelati, la verità dei fatti che è una e incontrovertibile e cioè che Mons. Padovese è stato massacrato da uno sgherro del fanatismo islamista che ormai innerva la quasi totalità del medio oriente. Attribuire questo sentimento di odio ad una reazione a certe politiche occidentali (USA, Israele) vuole dire non conoscere l'islam, la storia di quelle popolazioni a partire dall'ottavo secolo, e, nel caso specifico non conoscere il revanscismo neo ottomano che insieme all'islam politico si sta diffondendo in turchia. L'articolo di Di Giacomo disturba perchè non chiama in causa i carnefici, anzi offre loro una sponda di "legittimazione" oltre tevere. Ciò detto, la reazione della realpolitik vaticana nel caso Padovese mi fa letteralmente schifo, e, oltretutto, ora più che mai sappiamo che non paga nemmeno.

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Dagli amici ci guardi Dio che dai nemici mi guardo io!

Il mondo politico cerca in tutti i modi di guidare e usare i martiri e i morti del momento a loro uso e consumo.

Fa senso tanta apprensione soprattutto da certe testate giornalistiche ....(non solo quella di cui si riporta l'articolo!)

Unknown ha detto...

Commento durissimo. Ma chiedo di ricordare che la Chiesa non è solo, anzi forse non è affatto, la "curia" (...cricca?) e il Santo Padre c'è lo ha dimostrato anche da cardinale.

Anonimo ha detto...

A me più di Berlusconi fa schifo il democristianesimo politico che va dal primo fanfani all'ultimo andreotti ed oggi si incarna nel democraticismo bindiano e prodiano!
Al loro confronto Berlusconi è santo!
Matteo Dellanoce