martedì 19 gennaio 2010

Il Papa: “Sapevamo che Cristo era più forte della tirannia, del potere dell'ideologia nazista e dei suoi meccanismi di oppressione” (Sir)


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L'OSSERVATORE ROMANO: BENEDETTO XVI, FRISINGA E’ “NELLA BIOGRAFIA DEL MIO CUORE”

“Sapevamo che Cristo era più forte della tirannia, del potere dell'ideologia nazista e dei suoi meccanismi di oppressione”.
Così il Papa descrive gli anni passati il seminario, nel discorso “improvvisato” durante l’udienza per il conferimento della cittadinanza onoraria di Frisinga, pronunciato il 16 gennaio e diffuso oggi dall’Osservatore Romano.
“Sapevamo che a Cristo appartengono il tempo e il futuro, e sapevamo che Egli ci aveva chiamati e che aveva bisogno di noi, che c'era bisogno di noi”, prosegue il Papa: “Sapevamo che la gente di quei tempi mutati ci attendeva, attendeva sacerdoti”.
“Nella biografia della mia vita, nella biografia del mio cuore, Frisinga ha un ruolo molto speciale”, ha assicurato il Santo Padre, definendo gli anni del seminario “una svolta” nella sua vita. “Eravamo in dormitori, ma eravamo felici – ha raccontato il Papa – non solo perché finalmente sfuggiti alle miserie e alle minacce della guerra e del dominio nazista, ma anche perché eravamo liberi e soprattutto perché eravamo sul cammino al quale ci sentivamo di essere chiamati”.
Quanto al “vecchio ateneo” dove è stato prima studente e poi docente, Benedetto XVI ricorda: “C'erano studiosi molto seri, ma la cosa più importante è che essi non erano solo studiosi, ma anche maestri, persone alle quali interessava dare agli studenti l'essenziale, il pane sano di cui avevano bisogno per ricevere la fede da dentro”.
Altro momento ricordato dal Papa, quello della sua ordinazione sacerdotale: “Il duomo era il centro e lo è diventato per tutta la vita nel giorno dell’ordinazione sacerdotale. Terza immagine: gli “altri indimenticabili tre anni e mezzo” trascorsi con i suoi genitori nel Lercherdorf: “Un dono immenso”, li definisce il Papa che “ha davvero reso Frisinga la mia casa”, anzi “una cera patria, e come patria rimane nel mio cuore”.
L’ultima immagine il Pontefice la dedica al duomo di Frisinga con le sue torri, che “indica un'altezza che è molto superiore e diversa rispetto a quella che raggiungiamo con gli aerei, è la vera altezza, l'altezza di Dio, dalla quale proviene l'amore che ci dona l'umanità autentica”.
Il duomo, però, “non indica solo l'altezza di Dio, che ci forma e ci addita il cammino, ma indica anche l'ampiezza, e questo non solo perché nel duomo sono racchiusi secoli di fede e di preghiera, perché in esso è presente, per così dire, tutta la comunità dei santi, di tutti coloro che prima di noi hanno creduto, pregato, sofferto, gioito”.
In altre parole, per il Papa il duomo indica “la grande ampiezza di tutti i credenti di ogni tempo, mostrando così anche una vastità che va oltre la globalizzazione, poiché nella diversità, addirittura nel contrasto delle culture e delle origini, dona la forza dell'unità interiore, dona ciò che può unirci: la forza unificatrice dell'essere amati da Dio”.

© Copyright Sir

3 commenti:

Michele ha detto...

Hai fatto bene a mettere questa foto dei fratelli Ratzinger. Su alcuni siti viene abilmente (e in mala fede) tagliata così da mostrare che il papa da ragazzo faceva il saluto nazista. Magari qualcuno passa di qua e si accerta di come le cose stanno veramente.

Raffaella ha detto...

L'ho messa proprio per questo :))
Raffaella

Maria R. ha detto...

Mi associo ai ringraziamenti per la foto in versione integrale!
Buona giornata a tutti:)