sabato 14 agosto 2010

Vigilia dell'Assunta e memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: affidarsi a Maria è sorgente di coraggio e serenità (Radio Vaticana)


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Vigilia dell'Assunta e memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: affidarsi a Maria è sorgente di coraggio e serenità

La Chiesa si appresta a celebrare domani la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria: domani mattina, alle 8.00, il Papa presiederà la Santa Messa nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. A mezzogiorno, il tradizionale appuntamento dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. Oggi, Vigilia dell’Assunta, la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager di Auschwitz consegnando la sua vita nelle braccia di Maria. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Non ha mai perso la speranza, anche se ha attraversato il tempo buio dei lager: così il Papa ha ricordato, domenica scorsa, padre Massimiliano Kolbe, sacerdote innamorato di Maria, totalmente affidato a Lei, anche nell’ora della morte:

“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

La vita di Massimiliano Kolbe, come quella di tanti martiri, sembra la vittoria del potere del male:

“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A san Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

Padre Kolbe ha dato la sua vita per amore, come ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Lui è la fonte e il modello di ogni vero amore, che è amore senza misura:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

Nella storica visita nel campo di concentramento di Auschwitz, Benedetto XVI parla dei tanti testimoni della verità e del bene morti in questo lager:

“Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda: 'Sono qui non per odiare insieme, ma per insieme amare'". (Discorso ad Auschwitz, 28 maggio 2006)

Ma chi era Massimiliano Kolbe? Riviviamo alcuni momenti della vita di questo Santo nel servizio di Isabella Piro:

“Solo l’amore crea”: è questo il motto di Massimiliano Kolbe, che della carità fa il suo stendardo. Nato in Polonia nel 1894, presto sceglie di farsi seguace di San Francesco, entrando nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Fortissima la sua devozione mariana, tanto che nel 1917 fonda la “Milizia di Maria Immacolata”, seguita, dieci anni dopo, dalla “Città dell’Immacolata”, un centro vocazionale vicino Varsavia. Ascoltiamo padre Luigi Carillo, assistente spirituale per la Campania della “Milizia dell’Immacolata”:

“Lui aveva questa idea: che solo attraverso Maria, Mediatrice di tutte le grazie, l’uomo può arrivare a Dio. Quindi, Maria diventa strumento, ‘scala’ che porta, che conduce direttamente a Dio”.

Polonia, India, Giappone: la missione evangelizzatrice di padre Kolbe supera ogni confine, nonostante gli venga diagnosticata la tubercolosi. E ovunque vada, San Massimiliano porta avanti il suo amore per l’uomo, creatura di Dio. Padre Carillo:

“Lui amava l’uomo. È stato in Giappone, ha fondato diversi conventi, si è spinto quasi fino agli estremi confini del mondo, appunto per annunciare la salvezza attraverso la Madonna, e ovviamente la Madonna è stata il fulcro della sua vita spirituale”.

Ma l’Europa sta cambiando e la Seconda Guerra Mondiale lascia sul campo vittime, feriti, profughi. Ad essi si dedica padre Kolbe, senza paura, fino al 1941, quando viene deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. 16670: questo il numero che gli viene tatuato sul braccio. E quello stesso braccio lui lo porge ai carnefici che lo uccidono con un’iniezione di acido fenico, dopo 14 giorni di stenti nel “Bunker della fame”. Non era destinato a quel bunker, padre Kolbe, ma si era offerto volontario al posto di un altro prigioniero, un padre di famiglia. Le sue ultime parole sono “Ave Maria”. Era il 14 agosto 1941:

“Il male si combatte solo attraverso l’amore: proprio la testimonianza ardente della carità. Quindi, San Massimiliano è stato quel chicco di frumento che è morto a se stesso donando la sua vita per portare i frutti – appunto – della carità. Quel padre di famiglia potrebbe essere il simbolo dell’umanità, ancora oscurata dalle tenebre del peccato. Solo attraverso l’amore e la carità l’uomo può essere salvato”.

Testimone dell’amore in Cristo, San Massimiliano ci lascia una grande eredità. Ancora padre Carillo:

“Dove oggi c’è il relativismo, dove tutto è un vivere liquido, San Massimiliano è un forte esempio dell’amore vero, concreto che si trasforma in azione. Non un amore aleatorio, superficiale: San Massimiliano diventa veramente un punto di riferimento per i giovani!”.

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