lunedì 25 ottobre 2010

Sinodo, Mons. Michael Ibrahim Ibrahim: «Gli emigrati in Occidente rischiano di restare soli» (Geninazzi)

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Michael Ibrahim Ibrahim

«Gli emigrati in Occidente rischiano di restare soli»

Luigi Geninazzi

La diaspora dei cristiani medio­orientali non riguarda solo i Paesi da dove emigrano. Il problema va considerato anche dall’altra parte, vale a dire dai Paesi d’immigrazione. Un punto di vista che risulta determinante per affrontare la questione. È quello di monsignor Michael Ibrahim Ibrahim, vescovo dei greco-melchiti cattolici in Canada. Il giovane «eparca», 48 anni di cui venti passati negli Stati Uniti come parroco e gli ultimi sette come vescovo a Montréal, è il responsabile della comunità melchita sparsa nel vasto territorio canadese, circa 40 mila fedeli. Si calcola che i membri di quest’antica Chiesa d’Oriente siano poco meno di due milioni, anche se ormai più della metà vive all’estero.

Il Sinodo ha insistito molto sulla necessità che i cristiani non lascino il Medio Oriente. Possiamo sperare che le cose inizino a cambiare?

Bisogna aiutarli a restare, certamente.
Ma d’altro canto va ricordato che il cambiare Paese è un diritto fondamentale, un principio di libertà. I cristiani che emigrano dal Medio Oriente rappresentano spesso un grande sostegno economico per chi rimane. È inutile lamentarsi ripetendo che i nostri fedeli devono rimanere, se poi non riusciamo a dare concretezza alle nostre giuste esortazioni. Occorre mettere in campo una serie d’iniziative finalizzate a una vita più degna, libera e sicura delle nostre comunità nei Paesi d’origine.

Ad esempio?

Penso prima di tutto all’educazione. Le nostre Chiese stanno già facendo molto ma si può fare di più. L’obiettivo dovrebbe essere quello di dare la possibilità a tutte le famiglie delle nostre comunità di mandare i propri ragazzi in una scuola cristiana. Un passo decisivo per un futuro di crescita delle nostre comunità.

I politici possono fare qualcosa?

Personalmente non mi faccio molte illusioni perchè i governi e gli organismi internazionali hanno la loro agenda dove i problemi delle cosiddette minoranze religiose non sono certamente al primo posto. Ma il Sinodo non ha mancato di rivolgere un appello ai governanti politici e all’Onu.

Staremo a vedere.

Eccellenza, da quasi trent’anni lei vive in America e conosce bene la situazione degli immigrati cristiani.

Qual è il suo giudizio?

Spesso incontro dei fedeli che mi dicono: siamo sfuggiti alla violenza e alle persecuzioni nel nostro Paese ma qui stiamo incontrando un problema che mai avremmo immaginato. Stiamo perdendo i nostri figli che non ne vogliono più sapere delle nostre tradizioni e abbandonano la Chiesa. I cristiani medio-orientali sono messi in croce da due opposte realtà: da un lato soffrono per la lontananza dal Paese d’origine, dall’altro devono fare di tutto per integrarsi in un Occidente dominato da un secolarismo aggressivo. Da qui un senso d’impotenza e di frustrazione.

E lei come risponde?

Tener viva la tradizione è importante ma non è sufficiente per ridare vitalità alla fede. Per questo ho ricordato il ruolo cruciale dell’educazione.

Senza contare che ai fedeli di rito orientale si presenta anche un’altra difficoltà. E questa riguarda la vita interna della Chiesa.

Sarebbe a dire?

In un contesto di grande dispersione e a volte d’immense distanze tra i luoghi di residenza e le chiese melchite, moltissimi nostri fedeli frequentano le chiese di rito latino. E devo dire che purtroppo nella cristianità occidentale c’è tanta ignoranza sulle Chiese d’Oriente. Così la nostra specifica identità viene di fatto negata, succede ad esempio che i nostri ragazzi devono rifare la Cresima secondo l’usanza latina anche se hanno già ricevuto questo sacramento nel rito melchita. L’unità nella diversità è uno slogan molto suggestivo, ma la realtà è un po’ diversa. Me lo lasci dire: il Sinodo sul Medio Oriente ha già ottenuto un grande risultato, quello di farci conoscere ai cristiani d’Occidente.

© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2010

2 commenti:

Scenron ha detto...

Sabato in Piazza San Pietro il Papa incontra i ragazzi dell'Azione Cattolica (diretta su Tv2000 e Rai Uno, ore 11)

http://www.riviera24.it/articoli/2010/10/25/96021/incontro-festa-dellacr-e-dei-giovanissimi-dellazione-cattolica-a-roma

:-)

Raffaella ha detto...

Grazie!!!!
R.