giovedì 17 giugno 2010
Il vescovo di Nardò-Gallipoli: «I preti devono sapere che il vescovo Caliandro non affoga nulla, non occulta né insabbia nulla» (Tondo)
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Su segnalazione di Sonny leggiamo:
Il vescovo: ai preti disturbati sessualmente non farò sconti»
di Tonio Tondo
NARDO' - Nessun cedimento, niente insabbiamenti. E’ intransigente, ma anche preoccupato, il vescovo monsignor Domenico Caliandro che il prossimo tre luglio compirà dieci anni al vertice della diocesi Nardò-Gallipoli. Il tema, d’obbligo, è la pedofilia, o meglio gli abusi da parte di preti che, come ha ricordato Benedetto XVI hanno violato i diritti dei minori tramutandosi in «ladri delle pecore».
«I preti - sottolinea il presule - devono sapere che il vescovo Caliandro non affoga nulla, non occulta né insabbia nulla. Non sarei più io». Tolleranza zero, quindi. «Si è sacerdoti per amore di Gesù. Quando le persone si rivolgono a noi devono essere sicure che non ci sono altri fini. Il nostro unico scopo è fare il bene, così la Chiesa guadagna la fiducia umana».
La diocesi Nardò-Gallipoli è una delle più importanti della Puglia. Si estende lungo l’arco ionico, con una popolazione di oltre 200mila abitanti, 70 parrocchie, 143 preti. Una terra generosa anche con i seminari, con comunità che contribuiscono in modo fecondo al bilancio delle vocazioni. La diocesi non ha mai sofferto di carenza di sacerdoti giovani. E ai preti giovani il vescovo dedica molte attenzioni. Una volta al mese li riunisce e li sprona ad affrontare un tema, scelto in modo libero. Molti preti giovani studiano per specializzarsi. Qualcuno è stato inviato negli Stati Uniti dove sta frequentando un master sulle neuroscienze.
Caliandro è teologo e filosofo. «Ma a me piace molto la matematica» rivela. E la matematica non si concilia con l’ambiguità e con le parole opache. «Senta, attualmente abbiamo aperto solo un caso di presunti abusi su una minorenne. Un caso di molti anni fa, venuto a galla da qualche mese, all’esame del magistrato penale. In queste situazioni, noi facciamo la segnalazione a Roma per il procedimento canonico. Il nostro obiettivo è la trasparenza assoluta. L’aspetto giudiziario va avanti secondo le regole del diritto. Noi non restiamo fermi, cerchiamo di fare chiarezza soprattutto a tutela delle eventuali vittime. Un altro caso è vecchio e abbastanza discusso in passato».
Papa Ratzinger sta affrontando con decisione e con coraggio la questione degli abusi sessuali sui minori all’interno della Chiesa.
Nella lettera ai cattolici irlandesi, che ha valore universale, ha spronato vescovi e chierici alla verità e al rinnovamento («Condivido - ha scritto - lo sgomento e il senso di tradimento che molti hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali). Durante l’incontro con un gruppo di fedeli a Malta, vittime da bambini di abusi da parte di preti, ha pianto ascoltando le drammatiche storie personali. Più volte Benedetto XVI ha ricordato le terribili parole di Gesù a difesa dei piccoli: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (Marco 9,42).
Perché tanta severità? Gesù si identifica con i piccoli, racconta Matteo. Scandalizzare i bambini è il peccato più grave, soprattutto da parte di un sacerdote, perché questo, oltre alla violazione della dignità di chi non può difendersi, procura un danno irreparabile: la perdita della fede in Dio.
Il vescovo di Nardò parla di due urgenze, che sono anche opportunità: la «purificazione» e il «pentimento». Occorre mettere ordine nel proprio cuore: «Se uno - sottolinea - ha fatto il male e cerca di farlo passare per il bene io non ci sto». Caliandro non fa riferimenti specifici, queste parole hanno un valore generale, ma sembrano figlie di qualche delusione. Solo la purezza dell’animo può aiutare il sacerdote a «sapere ascoltare, ad avere pazienza e a conquistarsi la fiducia delle persone». Pentimento e purificazione vanno insieme. Il pentimento intenerisce l’animo e lo prepara alla domanda di purezza. «Il pentimento è la condizione della misericordia».
Polemiche, tensioni, a volte pettegolezzi stanno minando la solidità della Chiesa che ha a volte sembra impaurita di fronte a mali che un tempo restavano fatti interni e adesso invece diventano ovviamente di dominio pubblico. «E ‘ il nostro viatico alla trasparenza», dice Caliandro. Che poi aggiunge: «Ma soffro per quanto rimbalza sulle persone, questo mi inquieta, non ho paura dei mass media, ma a volte una notizia resa pubblica ha conseguenze più negative, procura altri dolori alle persone coinvolte».
Il vescovo di Nardò avverte una domanda sociale sempre più forte. Le comunità locali, a causa della crisi economica, si stanno impoverendo, anche dal punto di vista civile. Hanno bisogno di punti di riferimento solidi. «Dove operano sacerdoti con l’entusiasmo della propria missione, la gente ha più coraggio». Per questo Caliandro ai sacerdoti disturbati da nevrosi sessuali o da storie complicate chiede scelte radicali: niente ambiguità e nascondimenti.
© Copyright Gazzetta del Mezzogiorno, 17 giugno 2010 consultabile online anche qui.
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2 commenti:
Molto bene, questa è la strada giusta!
Adesso anche gli altri Vescovi della Puglia si orientino in questa direzione,e non sarebbe male se allargano la loro azione anche nei conventi e nei seminari.
Diciamo che di un seminario pugliese ne ho sentite delle belle, parecchi seminaristi si sono tirati indietro a causa di certe attenzioni, vedremo come va a finire...
Max
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