giovedì 4 marzo 2010

Verso la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali. Presenti nel mondo digitale e fedeli al Vangelo (Osservatore Romano)


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Il Papa: "Al di là di queste circostanze storiche, l’insegnamento fornito da Bonaventura in questa sua opera e nella sua vita rimane sempre attuale: la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione" (Catechesi)

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Verso la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali

Presenti nel mondo digitale e fedeli al Vangelo

Dopo l'articolo pubblicato nell'edizione di ieri a firma dell'arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, Orani João Tempesta, continua la riflessione in vista della 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 16 maggio. Proponiamo $\oggi l'intervento del vescovo di Cuautitlán, in Messico, responsabile della sezione Comunicazione digitale e Rete informatica della Chiesa in America Latina nel Consiglio episcopale latinoamericano.

di Guillermo Rodrigo Teodoro Ortiz Mondragón

Fra le caratteristiche di Benedetto XVI che più richiamano l'attenzione, oltre al chiaro significato pedagogico d'ogni suo intervento, è la sua assertività nel riferirsi a persone concrete e settori della Chiesa ai quali rivolge un messaggio. Forse è una lettura personale, ma si nota in lui una grande preoccupazione di parlare sempre in modo chiaro, soprattutto ai sacerdoti. Non fa eccezione il suo messaggio per la xliv Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ha per tema "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola".
Dopo una breve introduzione, il Papa ricorda, nel secondo paragrafo, gli aspetti fondamentali del ministero sacerdotale. È un modo d'incentrare il sacerdote su ciò che è la fonte della sua identità, della sua spiritualità, l'esercizio della predicazione della Parola che s'incarna, e comunicare la grazia che ci salva mediante i sacramenti. Unisce i due aspetti che per alcuni sacerdoti sono ancora occasione di conflitto, e di confusione, e, a volte, di fuga dall'impegno d'andare incontro a quanti si sono allontanati.
Il punto d'arrivo è la comunione con Dio, da parte sia del sacerdote sia dei fedeli che egli assiste. "Guai a me se non annuncio il Vangelo" è il testo paolino con cui il Papa descrive, come conseguenza di questa comunione con Dio, la preoccupazione che deve esistere nel cuore del sacerdote per realizzare la sua missione attraverso i mezzi digitali, "all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile".
Richiama l'attenzione il fatto che il Santo Padre colleghi realtà che esprimono una preoccupazione della Chiesa nelle diverse latitudini. Egli, infatti, ha già esternato il suo interesse per tre ambiti: il cambiamento culturale, la realtà digitale e la situazione giovanile. A ciò si aggiunge la preoccupazione per i sacerdoti, perché raggiungano la felicità comprendendo la loro identità, la loro esistenza nel ministero.
Facendo eco a un clamore che nasce dalla realtà, il Papa segnala: "Ai presbiteri è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico". Questa frase è forte. A noi sacerdoti viene chiesta una capacità specifica. L'abbiamo? Bisogna dire subito che tale capacità deve essere unita a un atteggiamento. La capacità di partecipare al mondo digitale è qualcosa di molto pratico. È ammirevole vedere sacerdoti in età avanzata che sono riusciti a entrare in questo mondo tecnologico. Sembra che sia ancora basso il numero di sacerdoti "nativi digitali", se consideriamo che l'età minima per l'ordinazione è di 25 anni e che, attualmente, la maggior parte di quanti ricevono l'ordinazione supera questa età. Nel 1985 l'impatto digitale ancora non era forte, era solo incipiente; certamente molti sacerdoti giovani di oggi erano adolescenti quando il mondo ha iniziato a camminare nell'"era digitale". La maggior parte d'essi non dovrebbero essere considerati "nativi", ma "migranti digitali".
L'altro aspetto, l'atteggiamento che si chiede al sacerdote, è valido da sempre, è permanente, per tutti, giovani, adulti, anziani, poiché si tratta della costante fedeltà al messaggio del Vangelo. A sostegno di tale atteggiamento ci sono tre elementi: una salda formazione teologica, una profonda spiritualità sacerdotale, e il constante dialogo con il Signore, e, ciò perché "deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della rete". A sostenere la comunicazione digitale, l'uso della rete, è la carità sacerdotale che è il sostegno di qualsiasi comunicazione.
Per la sua formazione permanente integrale il presbitero può fare ricorso a una seria antropologia e a una profonda teologia della comunicazione. Può cominciare da qui per passare all'uso dei media prima e poi alla traduzione del messaggio del Vangelo nel linguaggio nuovo che tali media offrono.
La Chiesa è, prima di tutto, un evento comunicativo. Il suo asse vitale, il suo linguaggio, è la Parola di Dio. Per questo non può essere un semplice utente dei media. Una delle sfide che, senza citarla direttamente, il Papa segnala, è quella della disumanizzazione causata dell'uso dei media. Il sacerdote, infatti, deve assicurare sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro autentici bisogni spirituali.
"Nessuna strada può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo". È una frase che rivela fermezza, convinzione, chiarezza per la vita sacerdotale in questo messaggio per la xliv Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Per noi, diaconi, presbiteri e vescovi, è un'ulteriore chiamata alla conversione pastorale nel quadro della missione della Chiesa.
Nel contesto dell'esperienza del tempo quaresimale, parlando della conversione nella giustizia, è importante accogliere questo messaggio come una chiamata ad agire con giustizia di fronte al Padre e ai fedeli presso i quali la Chiesa ci ha inviato per annunciare Gesù Cristo con un nuovo linguaggio; l'uomo di oggi ne ha bisogno per trovare il proprio significato, la propria missione, la propria vocazione: "Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova "agorà" posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione".

(©L'Osservatore Romano - 4 marzo 2010)

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